mercoledì 30 settembre 2009

Sonetto

L'ho iniziato oggi in pullman mentre tornavo dalla facoltà, e ho appena finito di comporlo.

Secondo una mia docente, il sonetto è un po' il letto di Procuste della poesie: ti obbliga ad adattare il soggetto alla forma, dilatandolo o riducendolo in modo da farlo rientrare entro il suo schema preciso. Devo dire che mai come adesso ho capito quanto questo sia vero, anche se non è certo il primo sonetto che compongo.


Attesa; è cieco l'animo e placata
La tempesta. Ora, calmo, io attendo;
Ma incerti sono i segni, non tracciata
La via ch'io pure già intraprendo.

Ignota mi è la meta, ormai è andata
La passione, patimento tremendo
Eppure dolce, che a lungo è durata.
Niente rimpianti. Sto forse capendo?

Sì, infine intendo la vera lezione:
Per questo tanto ho amato, e sofferto;
Chiara mi è nell'animo la ragione.

Uno è l'amore, ma non la passione:
Essa è molteplice. E ho il cuore aperto
Pronto a una sua nuova dolce aggressione.



PS: probabilmente, l'aggiornamento di venerdì arriverà molto in ritardo, o potrebbe saltare direttamente... brutta cosa, gli esami universitari.

lunedì 28 settembre 2009

Catene del Fato

Catene del Fato è l'ultimo GdR vero e proprio che ho creato, prima che gli impegni universitari incominciassero a farsi sentire di nuovo sul serio *serio*.

L'ho realizzato per il GdRItalia 24h-RPG Contest (crea un GdR in ventiquattro ore, partendo da una traccia che ti viene consegnata al momento) e, per quanto poco stimi attualmente quel che è diventata la community (sono pronto a ricredermi però, anzi: spero di dovermi ricredere in futuro), devo dire che arrivare 6° su 28 partecipanti è una bella soddisfazione.

Dopo il contest, ho ripreso in mano Catene del Fato per dargli una forma un po' più gradevole, oltre che per renderlo più chiaro e godibile.

Ecco a voi lo stato attuale del mio CdF. ;)

Catene Del Fato

Dionisiaca quarta

Ecco qui l'ultimo dei miei componimenti simil-giambici.

O meglio: non è proprio l'ultimo, ma fino a quando non trovo il quaderno in cui avevo scritto il successivo rimane ufficialmente tale.

Mio Dioniso, rosso, forte, e buono,
Veloce come il paterno tuono
Dammi per favore il tuo consiglio,
Tu del grande boccale buon figlio:
Grande, grandissima, un'incertezza
Mi toglie il sonno e la sicurezza.
M'è venuto incontro più d'un laccio
D'amore, che stimavo uno straccio
O forse meno, l'odiavo tanto,
Io che ora lo celebro col canto.
Io, mortale, cambio più di voi,
Dei che mutate, secondo noi,
Solo per l'utile del momento,
Quasi foste banderuole al vento.
Ma io divago, e sono prolisso;
Ritorniamo al mio cuore scisso
Fra tante ragazze assai graziose
Chi in questo, chi in quello ben virtuose.
Su quale, mi devi rivelare,
Mi converrebbe per te puntare?
Di donne, si sai, sei molto esperto,
Maestro di riti a cielo aperto,
Liberale in ciò più che ogni dio,
E proprio per questo amico mio.
Signore divino, grato a tutti,
Non lasciare che siano distrutti
I sogni, con gran costernazione,
Di questo tuo grande sbevazzone!

venerdì 25 settembre 2009

Archetipo per D&D 3.5

Oggi, come materiale per un Gioco di Ruolo, pubblico un archetipo per D&D 3.5; l'ho utilizzato per un avversario memorabile in una recente avventura.

Non è un'uscita molto succosa, lo ammetto, ma se va tutto bene il prossimo materiale che vi metterò a disposizione per questo GdR saprà accontentarvi di più.

Creatura posseduta

mercoledì 23 settembre 2009

Vecchio e nuovo

Oggi per voi una poesia vecchia e una nuova.

La prima risale a più di un anno fa, ed è un tentativo di trasporre in italiano un metro greco molto antico, l'enoplio. Era un metro impiegato utilizzato dai soldati in marcia, e ho cercato di fare una poesia su ciò che considero un buon motivo per il quale "impugnare le armi".

Per cosa s'avanza voi dite,
Che cosa cerchiamo chiedete.
Speranza mai morta ci guida,
Ricordi beati cerchiamo,
Per tutti noi or ricordiamo:
Perché non si perda nel nulla
Il vero, perché la memoria
Rimanga con noi nell'eterno.


La seconda poesia, invece, è di un paio di giorni fa. In parte, mi sono ispirato a un celebre sonetto autodescrittivo di Alfieri, ma ho deciso di ampliarla facendo riferimento a un passo del poema epico indiano Mahābhārata, che suona più o meno così (vado a memoria e non ho il testo sanscrito sotto mano al momento): "il cuore di un brahmano è come burro fresco, ma nella lingua ha nascosto un rasoio dalla lama tagliente. Nello kshatriya (guerriero nobile) questi due sono invertiti: burro fresco nella voce, il cuore lama tagliente."

Truce è la faccia, il cipiglio ben cupo,
Sardonico riso, occhi di lupo.
Ma se sei amico sarò fedele,
L'agire mio con te come buon miele.
Diffida invece da quei ben vestiti,
Dai modi pacati, sempre compiti,
Cuore di squalo e sorrisi gentili,
Che del tuo destino vogliono i fili.

lunedì 21 settembre 2009

Ritorna l'ispirazione

E per farmi perdonare del ritardo odierno, e del mancato aggiornamento di ieri, ecco una poesia che ho composto oggi.

Sembra che l'andare in pullman faccia bene alla mia vena poetica: ne ho composto altre due, comunque più brevi, e ho in mente di proporvele in settimana.


Brilla, luce dell'anima lontana,
Nel mio spirito ormai ingrigito;
Esso ancora brama, speranza vana,
Quel sogno lieto e infinito.
Brama che tu non sia solo un ricordo,
E gli occhi di poter posare
Su di te, placando il suo cuore sordo
Vorrebbe poterti abbracciare.
Ma tu, anima, dove sei mai ora?
Ignoto ti è questo sentire,
Non sai che io persevero, spero ancora
Che tu mi possa alfine capire.
Capire il mio amore, la sofferenza,
I rimorsi ed il gran rimpianto
Di cui è colpevole la tua innocenza,
Musa del mio misero canto.

Dionisiaca terza

Sì, ho saltato la Dionisiaca seconda; per ragioni "politiche", si tradurrebbe in una denuncia a mio carico se resa pubblica.


Ancora una volta, qui riprendo alcuni episodi autobiografici caricandoli in chiave giambica; è la seconda delle due poesie dedicate alla morte del mio gattino (per me era rimasto sempre un cucciolotto anche se a un anno e mezzo pesava più di quattro kg e affettava i nasi dei cani come passatempo) Tas, stroncato dall'influenza felina l'inverno scorso.


Dopotutto, Dioniso Ferale,
Non tutto quello che parve male
Si rivelò esserlo davvero
Quando mi fu noto il caso intero.
E ti ringrazio, mio bel panzone,
Se non sono passato per coglione
Rivelando un amore mal riposto,
Il che m'avrebbe depresso tosto
Più di quanto non avesse fatto
La morte del mio più caro gatto.
E se m'ascolti ancora un pochino,
Ti raccomando il mio Tassino:
Era gatto amante dei piaceri,
Con molti modi dolci e sinceri;
Gli piaceva essere coccolato,
Fuseggiava appena accarezzato.
Mozza la coda, di tigre il pelo,
Occhi splendenti di verde cielo.
Se tu lo dovessi mai incontrare,
Ti prego il mio Tas di coccolare;
Digli che il padrone gli vuol bene,
E vorrebbe riaverlo assieme.

Quiria

Un po' in ritardo, pubblico una mia ambientazione per il GdR HARP.

Ho cercato di rifarmi al concetto secondo me più importante di un mondo di gioco: deve essere facile capirne i concetti fondamentali in pochi istanti. In quest'ottica, l'impero romano è una delle realtà "storiche" meglio note ai giocatori di ruolo italiani, e si presta molto bene a creare una ambientazione particolare (non il classico fantasy medievale) ma nel contempo di facile comprensione.

Se va tutto bene, lunedì prossimo vi presenterò un nuovo GdR completo fatto da me; se le cose vanno male, invece, dovrete "accontentarvi" di un abbozzo di regolamento per giochi di ruolo dal vivo.


Quiria

venerdì 18 settembre 2009

Razze D&D 4^ edizione

Come promesso, allego qui le mie razze per la 4^ edizione di D&D, pensate per essere incluse nell'ambientazione che vi ho offerto alcuni giorni fa.

Razze 4^ edizione

mercoledì 16 settembre 2009

Scusate il ritardo...

Oggi vi propongo una poesia nuova e un po' di roba vecchia.


La poesia l'ho composta per una ambientazione di GdR che sto creando; si basa su tutti quei miti relativi a crudeli creature fatate che abitano nel ventre della terra, scacciate dalla luce del sole per opera dei primi umani, e di cui è inquietantemente pieno l'immaginario di molte culture...


Vigile è il popolo della collina,
Da sempre esso attende l'ultima ora,
E quando è giunta la notte ferina
Preda il nostro mondo fino all'aurora.

Non confidare nel serico viso,
Non porre mai fede nelle parole
Di quanti incantano con un sorriso,
E svaniscono alla luce del sole.

Essi attendono, al buio, sotto terra,
Attendono da secoli vendetta,
Ed essi muovono, non visti, guerra,
Contro di noi, e serrano la stretta.

Non confidare nel serico viso,
Non porre mai fede nelle parole
Di quanti incantano con un sorriso,
E svaniscono alla luce del sole.

Banditi dai nostri progenitori,
Serbano ancora la dura memoria
Dello sterminio, dei molti dolori
Inflitti loro prima della storia.

Non confidare nel serico viso,
Non porre mai fede nelle parole
Di quanti incantano con un sorriso,
E svaniscono alla luce del sole.

Escon dai tumuli, tutte le sere,
False son le danze, falso l'amore,
Fredde le lame, le lame son vere,
Predan gli uomini, recano dolore.

Non confidare nel serico viso,
Non porre mai fede nelle parole
Di quanti incantano con un sorriso,
E svaniscono alla luce del sole.



Questa poesia, invece, è stata la prima che ho -da pazzo- scritto sul cellulare. Esperienza estenuante: il T9 NON è amico della poesia.


E la terra e il cielo si unirono
In un canto di reciproco amore.
Ma l'ultima luce del sole
Restituiva le tenebre alla luna;
E quando levai l'occhio stanco.
Non vidi altro che ceneri, e pianto.



Infine, questo breve componimento mi è stato ispirato da una notte di quasi un anno fa...


La luna alta nel cielo, solitaria,
Fra le tenui luci stellari.
Niente nubi: un vento freddo e crudele
Mi graffia con aria gelata.

lunedì 14 settembre 2009

Dionisiaca prima

Questa poesia è nata quasi come uno scherzo, a partire da un celebre frammento di Ipponatte dedicato a Ermes.

Successivamente, ne ho scritte molte altre con la stessa metrica e lo stesso stile. Ho optato per un decasillabo in quanto mi sembra meno solenne dell'endecasillabo e più vicino al parlato, e mi sono più in generale ispirato alle tematiche della poesia giambica greca.

PS: la poesia, come la presento qui, è in versione "censurata"; non c'è niente di osceno nella versione originale, ma visto come siamo a libertà personale in Italia penso che per ora sia meglio evitare di mettere su internet l'altra variante.

Dioniso, Dioniso mio adorato,
Ascolta il tuo Angelo avvinazzato:
Dammi un buon birroncino da bere,
E assenzio, un buon mirto per le sere;
Dammi di vino una botte piena,
A ubriacarci l'amor, gran pena;
E poi dammi d'acqua gran tinozza,
Per affogarci la gente zozza.

Limes

L'idea per questo Gioco di Ruolo mi è venuta mentre preparavo l'esame di storia romana. Questa è la sua ultima versione, con alcune aggiunte e limature.

E' il primo lavoro di GdR che ho fatto usando il formato A5 e probabilmente sarà anche l'ultimo, perché non trovo molto congeniale la capienza ridotta delle pagine.

Quindi è un pezzo ancora più raro: affrettatevi a scaricarlo! ;)

Limes

domenica 13 settembre 2009

Poca ispirazione...

Oggi non mi sento molto ispirato, e non sono riuscito a comporre nulla di nuovo da aggiungere al blog. In compenso, ho un po' ripreso in mano la grafica. ;)

Per domani, comunque, sono in arrivo un GdR completo e alcune vecchie poesie.

venerdì 11 settembre 2009

HARP senza livelli e professioni

Si tratta di un lavoro di ridotte dimensioni per il Gioco di Ruolo HARP.

Un semplice modo per modificare questo GdR per utilizzarlo senza livelli e professioni.

Mi scuso per la "leggerezza" di quanto vi offro oggi, ma state pronti: lunedì prossimo arriva un GdR completo, e il prossimo lavoro per HARP che vi metterò a disposizione sarà nientemeno che una ambientazione!

Harp Senza Livelli e Professioni

mercoledì 9 settembre 2009

Una breve poesia d'amore, scritta ancora una volta cercando di eternare il momento e di rendere universale il sentimento di quell'attimo.

Amore, amore, sei dolce enigma:
Un attimo smanio, invasato,
Un attimo dopo calcolo, freddo,
Vantaggi o guadagni da te.
Ma poi si fa lucida la passione,
E la brama, calda, mi prende.
Vorrei provare un sentimento puro,
Ma i miei dubbi sono feroci.
Mi sento quasi orrore fra le bestie,
Mostro di menzogne triviali.
Eppure, quale sia il turbamento,
La tua vista mi dà certezza
E, calmando il patimento interiore,
Suscita nuovo desiderio.



Questo componimento, il più lungo che abbia scritto sino ad ora in versi, risale all'autunno scorso ed è stato più volte abbandonato e ripreso, riveduto e corretto.
Ho usato diversi metri nel comporlo: nelle strofe uso decasillabi e settenari per l'ultimo verso, mentre i ritornelli sono in endecasillabi.
E' un tentativo di rendere conto in una sorta di ballata della mia utopia sociale.

Un uomo, lui solo, si levò
Quando i tempi incombevano, oscuri.
I saggi, i sapienti, i molti santi
Risero: “Tu, pazzo e visionario,
Che cerchi mai nel mondo corrotto?
Noi soli abbiamo la verità.
Essa non è, no, del nostro mondo,
Ma noi ne abbiamo, vedi, la chiave.
Vieni a noi, umano disperato:
Solo così avrai ciò che cerchi.”
Ma l'uomo vide una cupa brama
Risplendente negli occhi dei santi,
I santi tanto amati dal mondo.
Allora se ne andò.

E così lasciò il suolo paterno,
Attraversò monti e valli, da solo,
Alla ricerca del sogno eterno,
Nella tempesta il suo unico molo.

Varcati appena i noti confini,
Giunse in una terra sconosciuta.
Altri là erano chiamati santi,
Altri, sì, ma simili ai profeti,
Falsi sapienti della sua gente,
Araldi della stessa menzogna.
“Non qui troverò la verità”,
Pensò l'uomo, misero viandante,
Sperduto nelle terre straniere.
E riprese il suo viaggio.

E così lasciò il suolo paterno,
Attraversò monti e valli, da solo,
Alla ricerca del sogno eterno,
Nella tempesta il suo unico molo.

Arrivò in un luogo lontano,
Ospitale l'accolse la gente.
Ma, nelle loro feste e canzoni,
Non trovava la gioia voluta
Perché essi, assieme, soli godevano:
Ognuno per se stesso, da solo.
Fuggì allora dal falso popolo
Che coi canti celava l'orrore
D'una massa solitaria e triste.
Fuggì, amareggiato.

E così lasciò il suolo paterno,
Attraversò monti e valli, da solo,
Alla ricerca del sogno eterno,
Nella tempesta il suo unico molo.

Andò oltre, lontano, in una terra
Dove voce era giunta dei santi,
Sapienti patrii della sua gente.
E quel popolo lontano, pazzo,
Riveriva i sacerdoti, oscuri
Tiranni dai quali era fuggito.
Le tenebre d'una menzogna
Coprivano là gli animi umani.
Non era lì, no, la verità.
Triste, l'uomo andò.

E così lasciò il suolo paterno,
Attraversò monti e valli, da solo,
Alla ricerca del sogno eterno,
Nella tempesta il suo unico molo.

Altre terre, ottenebrate, vide;
Andò oltre, fuggì. Alfine giunse
Al nero mare, mare divino,
Dove i naviganti han visto tutto
E d'ogni inganno hanno memoria.
Delusi, in tutto vedono inganni,
E neppure in se stessi hanno fede:
Scontenti, privi di verità.
Nessun gradito dono al viandante,
Ed egli proseguì.

E così lasciò il suolo paterno,
Attraversò monti e valli, da solo,
Alla ricerca del sogno eterno,
Nella tempesta il suo unico molo.

Tutto il mondo percorse, ramingo,
Ed in patria, afflitto, ritornò
Senza aver trovato verità.
Ma con lui, da ogni terra percorsa
Altri, simili, s'eran levati:
Assieme percorsero il mondo,
E allora vide alfine il vero.
Sì, l'uomo vide nei suoi compagni,
Fratelli per scelta, altri viandanti,
Quel dono che aveva cercato
Per terre e per mari, sempre invano.
Uniti, cercatori del vero,
In ciascun altro essi lo trovarono.

E così andarono per il mondo,
Non più raminghi, non più solitari,
Sicuri, decisi fino in fondo
A mostrare il vero ai propri pari.

E così andarono per il mondo,
Non più raminghi, non più solitari,
Sicuri, decisi fino in fondo
A mostrare il vero ai propri pari.

lunedì 7 settembre 2009

Theogonian, ambientazione per D&D 4^ edizione

Questa ambientazione, in origine, faceva parte di un progetto più ampio, che avrebbe dovuto comprendere quattro diverse ambientazioni, quattro ritratti dello stesso mondo in quattro epoche diverse.
... poi mi è scesa la depressione per la 4^ edizione di D&D: sebbene riesca a giocarci, non la trovo stimolante per creare materiale personalizzato -forse perché risulta troppo poco personalizzabile per i miei gusti.

Nel documento si fa riferimento ad alcune razze create da me per questo GdR, che pubblicerò in seguito.

Theogonian

Amore e odio

Per farmi perdonare, visto il ritardo, pubblico due poesie.

Per tutte e due mi sono basato molto su modelli e suggestioni della lirica greca.
Sono dedicate a occasioni contingenti ma, scrivendole, ho voluto far sì che fossero abbastanza "forti" da risultare valide non dico per sempre, ma quantomeno in tante altre occasioni... spero di esserci riuscito!


C'è nel tuo sguardo, mio sogno felice,
La stessa scintilla che sento
Nel vederti un sorriso accennato
Quando incroci appena i miei occhi?
O è l'amore, il sublime inganno,
A riflettere in te la luce,
Calda, che mi avvolge nel rivederti
Ogni giorno sempre più bella?
Amore, mio bell'angelo terreno,
Anche per te io sono caro,
O mi sdegni, ardendo per un altro
Che appena un poco ti sorride?



Perché hai rifiutato l'amicizia
Con parole da falso fratello
Che tutto vuole ma nulla dona?
Bocca menzognera, falso agnello
Con le zanne di un coccodrillo,
Ti vedrò piangere i tuoi doli
Con lacrime calde di vergogna,
Come s'addice ai sangue-freddo,
Serpente strisciante e velenoso.

domenica 6 settembre 2009

Queste poesie, invece, le ho scritte da poco.

La prima risale a fine Luglio, la seconda a metà Agosto.

Quando l'ultima stella sarà spenta
Io riderò della vostra arroganza;
E dovrete avere l'anima attenta,
Perché sarò io a guidare la danza.

Ci impegneremo affinché non si senta
Il fetido stridio della mattanza
Che la vostra perfidia, ben contenta,
Portava avanti con molta arroganza.

Son cadute ormai le maschere liete,
Strappate dalla nostra indignazione:
A tutti ormai è evidente quel che siete.

Non vi daremo pace, né quiete,
Noi saremo la vostra dannazione,
Araldi del tempo che tutto miete.



Aspetto; ora è quiete il mio momento,
Mentre si disperde il pensiero
Contro un male in silenzio, e che non sento,
Ben diverso da quello vero.
Grida e urla attorno a me, da ogni parte,
Molto si affannano, incalzanti,
Quasi emesse malignamente, ad arte,
Richiamo a spiriti distanti.
Ma ora volo alto, nonostante tutto,
Levato grazie al mio sperare.
Pure, quando il sogno sarà distrutto,
Verran per me le ore più amare.

venerdì 4 settembre 2009

Regole opzionali per D&D 3.5

Queste sono alcune regole che sto usando in una campagna di D&D 3.5; le ho basate in buona misura sulle regole "ufficiali", cercando cioè di non creare regole che stonassero con esse. A parte un paio, queste varianti scaturiscono dalle proposte e dalle esigenze dei miei giocatori, interessati ad avere punti esperienza per una buona ruolata, a poter colpire un nemico in una zona precisa e a essere in grado di forzare la mano a madama la Sfortuna nelle situazioni più critiche.

Regole Opzionali Amatoriali Per D&D 3.5

mercoledì 2 settembre 2009

Questa poesia, invece, è ispirata a Easter 1916 di Yeats.


Non ogni sacrificio muta un cuore
In fredda pietra, congelata
Dall'ardire d'un esempio esigente,
Marmo ai posteri, idolo oscuro:
Voi avete dato la cara vita,
Sacrificandola all'altare
D'un pensiero più alto, di un'idea
Cui credevate senza indugi;
Ma il vostro cuore batte ancora, eterno,
Nei petti di chi segue l'ardua
Via, senz'alcuna uscita di favore,
Che voi ci tracciaste per sempre.

Commiato degli ultimi naviganti

Questa poesia risale più o meno a un anno fa.

Non è scritta rispettando la metrica, in quanto ho puntato più al contenuto e agli effetti che alla forma.

Oggi navighiamo verso la tempesta, fratelli.
Fenderemo i suoi flutti neri, feroci,
Con la nostra amata polena piangente.
Oggi, compagni, ci aspetta la burrasca:
Incombono su di noi nuvole e tuoni,
I fulmini ci opprimono, tenebrosi.
Oggi, amici, si va davvero per sempre.
Ma noi navigheremo ancora,
Eternati dal nostro andare coraggioso all'ignoto.
Perché cerchiamo la fine che vogliamo,
Il divenire luce, una guida
Per tutti,
Per sempre.
Non ci pesa, no, il triste destino,
Le onde ora sono carezza amabile,
I tuoni non ci spaventano più:
Abbiamo scelto il sacrificio.