mercoledì 30 settembre 2009

Sonetto

L'ho iniziato oggi in pullman mentre tornavo dalla facoltà, e ho appena finito di comporlo.

Secondo una mia docente, il sonetto è un po' il letto di Procuste della poesie: ti obbliga ad adattare il soggetto alla forma, dilatandolo o riducendolo in modo da farlo rientrare entro il suo schema preciso. Devo dire che mai come adesso ho capito quanto questo sia vero, anche se non è certo il primo sonetto che compongo.


Attesa; è cieco l'animo e placata
La tempesta. Ora, calmo, io attendo;
Ma incerti sono i segni, non tracciata
La via ch'io pure già intraprendo.

Ignota mi è la meta, ormai è andata
La passione, patimento tremendo
Eppure dolce, che a lungo è durata.
Niente rimpianti. Sto forse capendo?

Sì, infine intendo la vera lezione:
Per questo tanto ho amato, e sofferto;
Chiara mi è nell'animo la ragione.

Uno è l'amore, ma non la passione:
Essa è molteplice. E ho il cuore aperto
Pronto a una sua nuova dolce aggressione.



PS: probabilmente, l'aggiornamento di venerdì arriverà molto in ritardo, o potrebbe saltare direttamente... brutta cosa, gli esami universitari.

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