martedì 27 ottobre 2009

Ritardi e scuse

Mi scuso per la mancanza di aggiornamenti nell'ultima settimana, ma ho avuto impegni e preoccupazioni che mi hanno costretto a mollare temporaneamente il blog.

A partire da lunedì prossimo, però, penso di poter riprendere il ritmo regolare.

martedì 20 ottobre 2009

Fuori programma: "e i figli di dio videro..."

Ok, ho completato la poesia di ieri prima del previsto.

Alla fine, ho abbandonato la tematica dei nephilim per concentrarmi di più sull'amore fra angelo e donna mortale e ridurre la lunghezza del componimento.
Comunque, anche così è venuto su un poemetto mica male in quanto a lunghezza. ^^

Spero che vi possa piacere. :)

Dal profondo dei cieli, oltre la luce
Vegliava sul mondo, spirito eletto.
Grande la potenza, volto mai truce,
Provava per gli uomini grande affetto.
Era un custode, angelico guardiano,
Forte e giusto, baluardo dei mortali.
Il mondo egli osservava da lontano
Lui solo, fra gli spazi siderali.
E vide un giorno il tuo volto, lo vide
Mentre alzato il capo tu sorridevi;
E come un naufrago fra le acque infide
Brama le spiagge, brama sabbie lievi
E nulla sente di desiderare
Più di quel dolce tocco sulla pelle,
Così l'angelo si scopre ad amare
Una giovane dalle chiome belle.
E allora egli lascia la sua alta sede,
Spinto da amore che forte richiama.
Nella discesa nient'altro egli vede
Se non quel bel volto che lui tanto ama.
Nella discesa la luce lo ammanta,
Mentre egli si veste di forma umana.
Nella discesa la sua anima canta,
Vibra nel cosmo melodia lontana.
Dopo eoni, gli pare, giunge alla terra,
Poiché lunghi gli istanti anche ai beati
Rende la passione quando li afferra;
Giunge alla terra sui suoi piedi alati.
Allora, beato, lui le si accosta;
Brillano gli occhi, e bello è il sembiante,
Ma la sua vera natura è nascosta,
La sua sede gloriosa ormai è distante.
E lei lo vede, bello più del sole,
Maestoso e dolce, simile e lontano.
La incuriosisce: sapere ella vuole
Chi è mai costui, uomo dal volto strano.
“Straniero, domanda, “chi mai voi siete?
Inusuale è il vostro aspetto, da re.”
L'angelo risponde parole liete
“Sono venuto”, risponde, “per te.
Da lontano ti ho ammirata, in passato,
Mentre osservavo, con te, il mondo intero.
Ti ho vista crescere e fiorire, grato,
Ma senza intendere il prodigio vero
Che ha fatto di te, bambina mortale,
Il fiore del mondo, dolce e perfetta,
Ragazza di cui non esiste eguale,
Ché in te nessuna virtù mai difetta.
Solo vedendoti matura e adulta,
Vedendo i tuoi capelli, come seta,
Il tuo volto su cui beltà esulta
Io ti ammirai, con l'anima inquieta;
Ti ammirai come per la prima volta
Sentivo amore sbocciare copioso,
E compresi che se tu mi fossi tolta
Ne soffrirei, sarei senza riposo.
Sì, per questo ho lasciato le mie sedi;
Poiché senza di te non io non son niente,
Son venuto qui da te, come vedi.”
“Dolce straniero, l'anima mia sente
Qualcosa, per voi. Ma troppo è il mistero,
Troppa la maestà: donde arrivate?
Siate voi con me, vi prego, sincero,
Se davvero così tanto mi amate.”
“Da lontano vengo, fanciulla pura,
Oltre le stelle ed oltre ogni ambizione
Dei mortali, da oltre la notte scura.
Non sono umano d'alcuna nazione,
Ma immortale d'alta stirpe divina;
Angeli, è così che voi ci chiamate,
E ci dite beati. Ma ferina
È la mia vita, e le giornate ingrate
Dacché ho fissato il tuo volto di luna,
E per amarti ai cieli ho rinunciato.
Senza di te non ho speranza alcuna,
Senza il tuo amore io sono condannato
Ad un orribile tormento eterno:
Tale sarebbe infatti la mia vita
Alla grande pena, all'oscuro inferno.
Amami, dama di grazia infinita,
Amami, bella fra le donne umane:
Io ti dono ora e per sempre il mio cuore,
Io che vivevo fra stelle lontane,
Io che fra gli angeli ero gran signore.”
“Colme di miele son le tue parole,
E risvegliano in me amore ancestrale,
Ma a sentirle il mio cuore pur si duole,
Perché una bella parola a che vale
Se non la sostiene la verità?
Provami, bell'angelo, quanto hai detto.
Se verace è il tuo amore il mio sarà
Tre volte più grande, mio bel diletto.
Ma provami, angelo, la tua natura.
Mostrami ora il tuo volto maestoso,
Sì che l'anima possa essere sicura
Nel concedersi a te, nel dar riposo
Al tuo grande tormento, amore mio,
Alla tua passione ora ricambiata.
Quale donna mai di un figlio di dio,
Non vorrebbe infatti essere l'amata?”
Lacrime rigano il bel volto angelico,
Ed egli sorride, piangendo forte:
“Non può esser mostrato, amore, l'eterico
Sembiante, esso darebbe fredda morte
A chiunque vi posasse mai il suo sguardo
Poiché grande, troppo grande splendore
Esso emana. Ed io con che riguardo
Potrei infligger tal pena a te, mio amore?”
“Pure è necessario, mio innamorato,”
Rispose lei, accostandosi lenta,
“Affinché il nostro amore sia temprato
Correre tal rischio.” E lo fissa attenta.
Allora egli si risolve a mostrarsi,
E un brivido scuote membra immortali
Mentre assume aspetto tal d'adorarsi.
Il volto è magnifico, senza eguali,
E risplende, la terra illuminando
Come oltre i grandi monti sorge il sole
Portando luce, il cuore riscaldando.
Egli si rivela, come ella vuole.
Lei trema a veder l'aspetto glorioso,
Ché non riconosce più in lui l'amato;
Fissare il volto è quasi doloroso,
Ma in esso brilla amore dichiarato
Per lei, e il suo grande angelico aspetto
Non le dona morte, ma gioia immensa,
Poiché sincero è stato il suo diletto.
Ed ora a nient'altro ormai ella pensa
Se non a lui, lui che attraverso i cieli
E' disceso da lei chiedendo amore,
Lui che per lei ha sollevato i veli
Della sua anima vera, gran fulgore,
Lui che, nume a vedersi, le sorride
E spalanca le braccia, gesto lieto,
Perché mai, mai così bella la vide.
Ed egli ignora, ignora il gran divieto
Che è dato ai potenti, agli angeli puri,
Di mostrarsi agli umani, star con loro.
Pena e distacco infatti son sicuri
Per quanti, col volto simile ad oro,
Si rivelano ai nati dalla terra
Trista stirpe, mai di certo invidiabile,
La piagan morte, fame, peste e guerra;
Eppure, più di ogni altra essa è amabile.
Ma di queste cose essi ora non hanno
Memoria, ed ignorano, innamorati
Che dal loro amore verrà gran danno,
Che il loro amore li ha già condannati.
Ignorano: non hanno occhi né mente
Per niente o nessuno, a parte l'amato.
Lei corre incontro; le labbra sue sente
Serrate alle proprie. Lei l'ha abbracciato
E lui l'accarezza, la stringe forte
Le mani fra i capelli, e lei fra i suoi.
“Mai ti lascerò”, egli dice, “alla morte”
“Per te,” ella dice, “sarò quel che vuoi.”
Ed ora si amano, si aman sinceri,
Ma già il cielo prepara la vendetta,
Per quanti sfidarono coi pensieri
E con azioni la catena stretta
Che è stata posta, vincolo ai beati,
Per separarli dalla stirpe umana.
Entrambi avranno posto fra i dannati.
Sarà questo amore senza peana
Poiché l'ira calerà annientatrice
A punire l'amore non concesso,
Non è mai permesso essere felice
A chi viola le leggi di dio stesso.
Ma la terra conserverà memoria,
Ed il vento serberà nei suoi canti
Le parole d'amore, e questa storia
Renderà immortali i miseri amanti.
E che sia monito, ed esempio eterno
A quanti amando patiscon dolore:
Perché non esiste, no, alcun inferno
Quando l'anima è ricolma d'amore.
Perché due spiriti, diversi e affini
Hanno mostrato esser forza maggiore
Dell'ira di dei, potenti e beghini
Il semplice, puro, e perfetto amore.

lunedì 19 ottobre 2009

Qualcosa di corposo

L'altro giorno, stimolato da una discussione su un forum dove la si banalizzava in una delle mille teorie da far impallidire Giacobbo sotto acidi, ho ricordato la leggenda ebraica, presente anche sulla bibbia, dei nephilim (per chi non la conoscesse: http://it.wikipedia.org/wiki/Nephilim ).

Ho pensato che, rifacendosi alla versione originale, il tema potrebbe essere trasferito molto bene in poesia, una poesia d'amore tragico e impossibile. Così, mi sono messo di buona lena e ho iniziato a scrivere.
Non sono ancora arrivato alla fine di questa fatica, ma c'è già qualcosa di apprezzabile da leggere.
In futuro, i prossimi aggiornamenti di poesie saranno il proseguimento di questo componimento, in quanto voglio terminarlo prima di passare ad altri lavori.


Dal profondo dei cieli, oltre la luce

Vegliava sul mondo, spirito eletto.

Sua era la speranza, volto mai truce,

Provava per gli uomini grande affetto.

Era un custode, angelico guardiano,

Forte e giusto, baluardo dei mortali.

Il mondo egli osservava da lontano

Lui solo, fra gli spazi siderali.

E vide un giorno il tuo volto, lo vide

Mentre alzato il capo tu sorridevi;

E come un naufrago fra le acque infide

Brama le spiagge, brama sabbie lievi

E nulla sente di desiderare

Più di quel dolce tocco sulla pelle,

Così l'angelo si scopre ad amare

Una giovane dalle chiome belle.

E allora egli lascia la sua alta sede,

Spinto da amore che forte richiama.

Nella discesa nient'altro egli vede

Se non quel bel volto che lui tanto ama.

Nella discesa la luce lo ammanta,

Mentre egli si veste di forma umana.

Nella discesa la sua anima canta,

Vibra nel cosmo melodia lontana.

Dopo eoni, gli pare, giunge alla terra,

Poiché lunghi gli istanti anche ai beati

Rende la passione quando li afferra;

Giunge alla terra sui suoi piedi alati.

Allora, beato, lui le si accosta;

Brillano gli occhi, e bello è il sembiante,

Ma la sua vera natura è nascosta,

La sua sede gloriosa ormai è distante.

E lei lo vede, bello più del sole,

Maestoso e dolce, simile e lontano.

La incuriosisce: sapere ella vuole

Chi è mai costui, uomo dal volto strano.

“Straniero, domanda, “chi mai voi siete?

Inusuale è il vostro aspetto, da re.”

L'angelo risponde parole liete

“Sono venuto”, risponde, “per te.

Da lontano ti ho ammirata, in passato,

Mentre osservavo, con te, il mondo intero.

Ti ho vista crescere e fiorire, grato,

Ma senza intendere il prodigio vero

Che ha fatto di te, bambina normale,

Il fiore del mondo, dolce e perfetta,

Ragazza di cui non esiste eguale,

Ché in te nessuna virtù mai difetta.

Solo vedendoti giovane e adulta,

Vedendo i tuoi capelli, come seta,

Il tuo volto su cui beltà esulta

Io ti ammirai, con l'anima inquieta;

Ti ammirai come per la prima volta

Sentivo amore sbocciare copioso,

E compresi che se tu mi fossi tolta

Ne soffrirei, sarei senza riposo.

Sì, per questo ho lasciato le mie sedi;

Poiché senza di te non io non son niente,

Son venuto qui da te, come vedi.”

“Dolce straniero, l'anima mia sente

Qualcosa, per voi. Ma troppo è il mistero,

Troppa la maestà: donde arrivate?

Siate voi con me, vi prego, sincero,

Se davvero così tanto mi amate.”


venerdì 16 ottobre 2009

VtM: Vampire Tremendamente Maschiacce

Esiste un GdR, dal suggestivo nome di Macho Women with Guns, che è stato tradotto in italiano come Maschiacce Armate Pesantemente.
Pesantemente parodistico, può un po' essere considerato la summa di tutto l'umorismo sulle tipiche pupe maggiorate da film d'azione; e predata Tomb Raider di parecchi anni.

Due anni fa, in quel di Lucca, trovai una copia dell'edizione italiana a 1 euro.

Proprio in quel periodo, ero attanagliato da un dilemma: mi serviva un sistema di GdR per rendere il feeling della serie di Bloodrayne, serie di videogiochi splatter all'inverosimile dove si interpreta la classica sexy dampira armata di armi in coppia.

Maschiacce Armate Pesantemente fu la mia rivelazione.
In poco tempo, è nato Vampire Tremendamente Maschiacce, il più stupido supplemento vampiresco che la storia del GdR potrà mai ricordare.


Eccovelo qui.

Vampire Tremendamente Maschiacce

lunedì 12 ottobre 2009

Ritardo mostruoso

Causa influenzina lieve, dolori vari da post rievocazione storica, università tiranna, tempo schifoso e connessione traballante posso aggiornare il blog solo ora.

Una poesia vecchia di qualche mese, appartenente al mio filone "ribelle-apocalittico".

Verrò dal Caos come messaggero
A voi che siete senza coscienza,
E mistificate sempre il vero
Per la vostra sporca convenienza.

Verrò dal disordine profondo,
Non certo privo di coerenza,
Donde è nata l'anima del mondo
Stuprata da voi con gran violenza.

Vengo dal tutto, vengo dal niente,
Per vendicare la sofferenza
Imposta alla più misera gente
Con la vostra vile compiacenza.

Vengo dal popolo dei poeti
Senza l'ossequiosa riverenza
Per i potenti, ma sempre lieti
Di denunciar la loro indolenza.

Sono venuto per voi, signori,
Per la vostra tronfia incoerenza,
Affinché voi proviate i dolori
Che infliggeste con tanta irruenza.

Sono venuto per voi, gli eletti,
Che ci negaste la conoscenza
Voi, dannati, più che maledetti,
Imponendo la vostra potenza.

Tremerete nel vedere le stelle,
Ormai private d'ogni innocenza;
Notte e vendetta sono sorelle:
Col buio vi darò la sapienza.

venerdì 9 ottobre 2009

Druidismo in HARP

Un rapido lavoro di un paio d'anni fa: una serie di incantesimi per creare dei druidi in HARP.

L'avevo creato per una campagna mai partita, in quanto un giocatore voleva un PG druido con incantesimi simili.

Druidismo

mercoledì 7 ottobre 2009

Stesso spunto, due poesie

Entrambe queste poesie nascono da un componimento che ho scritto un anno e mezzo fa su un vecchio quaderno, oggettivamente improponibile.

La prima è stata riscritta circa sei mesi fa, mentre la seconda l'ho finita da qualche giorno.
Personalmente, preferisco il secondo componimento: è più breve, ma fatto meglio.



Quando le tele d'infami demiurghi
Ci avvolgono come sogni oscuri
Dove corriamo esausti e disperati,
In fuga da quel che sempre cerchiamo.

Quando il ricordo si fa impalpabile
Come memoria perduta, di altri,
Dove noi non abbiamo alcun posto
E non ne avremo mai in futuro.

Quando il tempo inclemente ci incalza
Come carcere selvaggio, e duro,
Dove il tessuto del fato ci stringe
Fra le sue odiate spire letali.

Quando il mondo ci crolla sopra il capo,
Come nemico ancestrale e spietato.

Quando annaspiamo in mari crudeli,
Neri di tempesta e disperazione.

E quando il pensiero è tortura atroce,
Ferita auto inflitta da tristi eoni.



Ci opprimono le tele, alte nel cielo,
Strozzando l'urlo dell'ultimo spirito.
Infami, le hanno volute i demiurghi
Forti e nere, per meglio intrappolare
Le ali nostre, striscianti sull'asfalto
Di strade troppo strette per volare
Oltre i grattacieli, oltre le alte torri,
Oltre le gabbie di fumo striato
E oltre ogni altra loro savia menzogna.

lunedì 5 ottobre 2009

Altro sonetto

In origine, questo componimento è nato sabato come un insieme di endecasillabi rimati in modo particolare (ABCCBA); poi, ho realizzato che avrei potuto renderlo più armonico disponendo il sesto verso subito dopo il primo; poi, ho pensato di farne due quartine. E solo alla fine mi sono deciso a farlo diventare un sonetto.


Salute a voi, miei più cari profeti,
Esemplari in modi, parole e azioni,
Autori delle immortali canzoni,
Voi sapienti cantori, voi inquieti.

Salute alle celle ove voi languite,
Salute alle tombe colme di fiori,
Falso dono di chi vi ha fatto fuori
Temendo l'esempio di vostre vite.

Io vi onoro, e non sono certo il solo;
Poiché altri assieme a me, o in altri tempi,
Hanno svelato la realtà del dolo

Di chi vi ha inchiodati, strappati al suolo
Portando avanti patetici scempi
Per occultare il vostro vero ruolo.

Dionisiaca quinta

Cestinata definitivamente la "prima" Dionisiaca quinta, sabato ho scritto questo nuovo componimento.


Dopo tanto io ora torno da te,
Dioniso beato, forte re
Di tragicommedie e burle estreme,
Di estasi e di morte e vino assieme,
Patrono di poeta vocato
Come di libero squinternato.
Seppur mio compagno di risata,
M'hai dato vicenda sfortunata;
Ma io ora la accetto, dopotutto
Non sei poi patrono così brutto.
Ci ho pensato sopra e perché no?
Della tragedia anch'io riderò,
Ché dal mio soffrire se ne rido
Verrà un sapere ancora più fido.
Ciò componeva il grande signore,
Il saggio calvo dal molto onore.
E se non hai tu oggi mente occupata
Donami, dai, una gran serata:
Così potrò svagarmi un pochino,
E poi alzarmi tardi al mattino.

Vampiri alternativi in D&D 3.5

Questo è l'ultimo stadio di un lavoro che ho intrapreso molti anni fa.

Spero che sia decisamente migliore dei suoi precursori. ^_^

Filii Nephandi

venerdì 2 ottobre 2009

Il Fato nella 4^ edizione di D&D

Queste regole sono state pensate come interessante aggiunta alla 4^ edizione di D&D, ma con pochi adattamenti possono essere impiegate anche nella 3.X e probabilmente anche nelle edizioni precedenti, così come in molti regolamenti basati sul d20 system.

Quindi, non avete scuse: scaricatele e godetevele! :)


Fato D&D 4^