mercoledì 23 settembre 2009

Vecchio e nuovo

Oggi per voi una poesia vecchia e una nuova.

La prima risale a più di un anno fa, ed è un tentativo di trasporre in italiano un metro greco molto antico, l'enoplio. Era un metro impiegato utilizzato dai soldati in marcia, e ho cercato di fare una poesia su ciò che considero un buon motivo per il quale "impugnare le armi".

Per cosa s'avanza voi dite,
Che cosa cerchiamo chiedete.
Speranza mai morta ci guida,
Ricordi beati cerchiamo,
Per tutti noi or ricordiamo:
Perché non si perda nel nulla
Il vero, perché la memoria
Rimanga con noi nell'eterno.


La seconda poesia, invece, è di un paio di giorni fa. In parte, mi sono ispirato a un celebre sonetto autodescrittivo di Alfieri, ma ho deciso di ampliarla facendo riferimento a un passo del poema epico indiano Mahābhārata, che suona più o meno così (vado a memoria e non ho il testo sanscrito sotto mano al momento): "il cuore di un brahmano è come burro fresco, ma nella lingua ha nascosto un rasoio dalla lama tagliente. Nello kshatriya (guerriero nobile) questi due sono invertiti: burro fresco nella voce, il cuore lama tagliente."

Truce è la faccia, il cipiglio ben cupo,
Sardonico riso, occhi di lupo.
Ma se sei amico sarò fedele,
L'agire mio con te come buon miele.
Diffida invece da quei ben vestiti,
Dai modi pacati, sempre compiti,
Cuore di squalo e sorrisi gentili,
Che del tuo destino vogliono i fili.

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