mercoledì 30 giugno 2010

Luuuunga pausa più breve poesia

Ho avuto un po' di problemi a causa di un esame che è slittato da inizio giugno a fine mese, e in effetti *continuo* ad avere un po' di problemi, ma poco a poco spero finalmente di poter tornare a una cadenza di aggiornamenti regolare.

Intanto, per farmi perdonare ecco una poesia.

E spero, entro la settimana, di poter proporre un qualche altro lavoro per Pathfinder.


Dita sottili, donate dall'arte,
Venute al mondo senza alcuno scopo,
Senza quel dove dal quale si parte,
Dubbie, senza alcun fine, e senza un dopo.
Dita capaci di mischiar le carte
Del destino, e di sgusciar come un topo
Fra le maglie dell'usbergo di Marte
Fino al segreto del suo canopo.
Dita da santo, da ladro, dottore,
Se strette a pugno forti nel colpire
Ma capaci di carezze d'amore.
Dita destinate anch'esse a morire,
Come ogni cosa dentro questo mondo,
Quando si sarà spenta la loro ora,
Senza aver compreso il senso profondo
Di esse stesse, senza aver visto l'aurora.

martedì 1 giugno 2010

Ritorno poetico

Rieccomi qui.

Per quanto la situazione sia ancora quella che è, ritorno con un aggiornamento di poesia.

Nello specifico, un tentativo di quartine d'endecasillabi con ritmo dattilico (schema ABAB). Sto man mano acquisendo confidenza con questa forma metrica, e spero in futuro di riuscire a proporvi qualcosa di migliore sempre con lo stesso schema.


Credi davvero, mio povero amico,
Quanto ci impongono i falsi sapienti?
Odi tu dunque ora quanto ti dico:
Sono soltanto schiavisti di genti,
Questi maestri di false speranze,
Vuoti cantori di favole stanche,
Sempre più presi da squallide danze,
Spenti i loro occhi, le nocche ormai bianche;
Bianche di sforzo crudele e beffardo,
Teso a rinchiuderci nelle gran file
Fatte di schiavi, a piegarci lo sguardo
Verso le loro menzogne di bile.
Quindi, ti prego, non dare mai retta
Ai condannati che regnano al mondo:
Tieni, ti prego, la mente ben stretta.
Loro ci voglion portare a quel fondo
Dove son scesi per primi essi stessi
Alla ricerca di nuovo potere
-Vogliono solo, ricorda, gli ossessi,
Qualche gingillo per le anime nere
Ch'hanno nel petto, e ne vanno ben fieri-
Sopra le cose cui senza diritto
Danno dei nomi non certo sinceri,
Quasi che fosse una sorta d'affitto
Questo, richiesto da un qualche padrone
Vuoto, fasullo, ben simile a loro,
Sì da ottenerne legittimazione
Nell'appropriarsi del nostro tesoro.