lunedì 11 febbraio 2019

Sogni febbrili e interpretazioni ludiche, o "interpretazioni post-apocalittiche"

Venerdì è scaduto il mio (primo, weee!) contratto di supplenza, che mi ha trattenuto da fine ottobre fino a inizio febbraio in quel di Milano e ha notevolmente influito sulla scarsezza degli aggiornamenti del blog; provateci voi a dipingere in un monolocale quando non hai luci adeguate, l'attrezzatura è rimasta a casa, ti pagano in ritardo e di ricomprarla non se ne parla e, oh, dimenticavo, hai ogni giorno una dannatissima ora e passa di viaggio per andare e altrettanta per tornare dal lavoro.
Ecco, l'ora di viaggio coi mezzi pubblici, più il lavorare a scuola; ho avuto l'enormissimo culo di beccare due ceppi influenzali contro i quali non ero vaccinato, esposto com'ero al contagio in delle classi-pollaio ridotte da gennaio a dei veri e propri pollai biologici dato l'esiguo numero di studenti scampati da questa o quella forma.
In particolare, mercoledì sono stato male. Male per dire male. Ma se sei degno tovarish di Stachanov, non lasci che sia questo a fermarti: mercoledì sono rimasto a casa e poi, giovedì e venerdì, sono andato comunque a lavorare imbottito di farmaci e con la febbre che oscillava fra i 38 e i 39.

Ed è proprio nella febbrile e sofferta notte fra giovedì e venerdì, con la febbre moderatamente alta e la prospettiva di svegliarmi alle sei, che ho partorito il sogno seguente.
Come intitolarlo? Uhm... "Fuga Sul Fiume"? "Delirio Febbrile"? "Com'è che decisi di non mangiare più così pesante"? Giudicate voi...

IL SOGNO

Tutto ebbe inizio col mio desiderio di scappare da quella che appariva essere una replica fedele del mio quartiere, in paese. Replica fedele, ma qualcosa era cambiato: c'erano nuovi edifici nelle campagne circostanti, alcune case sembravano essere abbandonate, e non so chi aveva organizzato una caccia al tesoro. Caccia a cui io non volevo affatto partecipare, perché avevo letto gli spoiler e sapevo che c'era un mostro in agguato pronto ad aggredire me e gli altri partecipanti non appena avessimo raggiunto un dato punto.
Ma come superare l'impasse, dato che nessuno credeva alla mia prescienza dettata dalle guide al suddetto gioco di caccia al tesoro? L'unica soluzione era convincere il re del villaggio vicino a bandire una crociata, di modo che l'attenzione si concentrasse su qualcosa di diverso.

Fortunatamente il sovrano si lasciò convincere facilmente, tanto da arrivare a demolire le stalle e parte delle mura del suo castello per far partire più in fretta i cavalieri radunati là dentro. In breve tempo, la spedizione si imbarcò nel vicino fiume... o meglio, si "implasticò": le imbarcazioni, infatti, erano dei grossi pezzi di plastica rigida squadrata, in grado di galleggiare sull'acqua trasportando una o più persone (i celesti erano monoposto, i neri trasportavano anche una dozzina di passeggeri) a una velocità sorprendente data la corrente apparentemente placida del fiume.

Ben presto il fiume confluì in un dedalo di canali e isolotti, dove io e altri ci divertivamo a sfrecciare attorno alle imbarcazioni di maggiori dimensioni. La comitiva si disperse fra i diversi canali, mentre quella che doveva essere una spedizione militare diventava una gioiosa gara nautica dove ci si superava e raggiungeva di nuovo senza alcuna logica, sospinti da correnti invisibili in un fiume placido eppure impetuoso. A me andava benissimo: dopotutto non avevo nessuna intenzione di partecipare a una crociata, per quanto fossi stato proprio io a farla bandire. Una crociata contro chi, poi? Non sembrava fosse importante.
La missione mutatasi in festa proseguiva gioiosa in un grande gioco d'acqua fra i canali limpidi, mentre sulle mille isole argillose cresceva di tanto in tanto una salubre vegetazione verde e rigogliosa.


Ad un certo punto, mi accorsi del fatto che in lontananza, sulla destra, si scorgeva un grosso edificio squadrato e apparentemente abbandonato. Feci accostare il pezzo di plastica su cui navigavo, che pareva rispondere passabilmente bene ai miei comandi, e mi diressi verso la costruzione.
Ben presto compresi che si trattava di un centro commerciale abbandonato: numerose sale di dimensioni variabili si affacciavano su ampi corridoi dalle nitide vetrate, alcune delle quali si spalancarono per farmi entrare. L'intero ambiente aveva uno stile architettonico particolare: per quanto realizzato con tecniche contemporanee, sembrava voler trasmettere uno stile tardo-ottocentesco, l'architettura associata al periodo in cui in Europa covava la tragedia di due guerre mondiali. L'intero ambiente, però, era privo di visitatori, articoli in vendita e, addirittura, mobilia; era come lo scheletro di qualcosa che fosse stato costruito senza mai vedere un uso, poiché neppure il più metodico dei saccheggi avrebbe potuto spiegare una così ordinata mancanza di... di... di qualsiasi cosa.

Mentre la mia esplorazione in solitaria continuava, pian piano mi accorsi dal rumore che all'interno della struttura dovevano esserci degli abitanti, e degli abitanti non umani. Eppure non ero preoccupato: il terrore che mi aveva attanagliato poco prima, al pensiero di affrontare il mostro, era completamente svanito.
Finalmente mi imbattei in uno degli occupanti del centro commerciale abbandonato; e qui devo chiedere scusa ai miei lettori, poiché quanto seguirà potrà apparire loro uno schiaffo in faccia alla sospensione dell'incredulità. Ma in questa sede sono solo narratore delle mie vicende oniriche, non di certo il loro autore o scrittore; referta refero, per quanto sia l'autore, sia il testimone, sia il creatore siano tre aspetti diversi della mia coscienza.
Dicevo, mi imbattei finalmente in uno degli abitanti del luogo; era un piccolo quadrupede dal pelo morbido e castano, con delle zone di pelliccia più chiare disposte a formare una sorta di criniera. Mentre lo fissavo l'essere cambiava forma, fino ad assumere quella familiare a me videogiocatore del pokémon eevee, uno dei miei preferiti durante l'infanzia. Ricordate, lettori? Vi racconto cosa mi capitò in sogno, non cosa decisi di narrare.

Il piccolo canide si dimostrò subito amichevole, lasciandosi accarezzare e prendere in braccio. Assieme scendemmo le scale che conducevano al piano sotterraneo della struttura, molto meno elaborato di quelli principali ma caratterizzato dallo stesso ordinato decoro. Lì trovai i bagni pubblici del centro commerciale, suddivisi in toilette classica e toilette "alla tedesca"; mentre mi interrogavo incuriosito su quella peculiare distinzione, sopraggiunse un altro dei miei ex-compari crociati che, spinto dalla necessità, mi batté sul tempo e occupò il bagno tradizionale, lasciandomi nella situazione di vedere finalmente cosa si intendesse per toilette alla tedesca.
Lascia il mio pokecompagno fuori, mentre spalancavo la porta su un bagno pubblico assolutamente decoroso, con tubature a vista e sanitari molto piccoli. Mi accostai finalmente ad essi e, una volta espletate le mie funzioni corporali, spalancai la porta per tornare a...


Qui, lettori, il sogno si interruppe, crudelmente infranto dalla necessità naturale di far quel che nel mondo onirico avevo già fatto; né, quando tornai sotto le coperte, il mio sonno febbrile tornò a concentrarsi sullo stesso sogno. Ben presto la sveglia, sofferta e speranzosa, mi strappò definitivamente dal letto per consegnarmi, febbricitante e stoico, al duro mondo del lavoro.

LA SPIEGAZIONE RAZIONALE

Un sogno apparentemente assurdo, non è vero? Ma, a ben guardare, posso individuare in esso unicamente i riflessi di quanto accaduto il giorno prima.
In primo luogo, da poco tempo è uscito il remake di Resident Evil II, e se esistono dei videogiochi in cui ti imbatti in mostri essi sono di certo i Resident Evil. Non ho ancora comprato il titolo, dato che per questioni etiche mi rifiuto di spendere certe cifre per un videogioco appena uscito, ma sono stato comunque bombardato di pubblicità, tanto da inserire un titano al T-virus nel mio sogno.

La crociata, beh, giovedì mattina gli alunni di una mia classe si sono recati in massa nei bagni, tanto da spingere un compagno e me stesso a far battute sull'organizzazione di una crociata dentro i cessi della scuola. E le strane imbarcazioni di plastica nera ricordavano molto da vicino una versione infinitamente più grossa di certi pezzi di imballaggio che avevo in giro per l'appartamento poco prima di addormentarmi.
In quanto al castello le cui mura vengono abbattute per poter uscire più facilmente, quella di Stronghold rimane una delle mie serie videoludiche preferite, e tante volte là distruggi e ricostruisci le mura proprio con questo scopo e questa estrema facilità.
La presenza di un enorme centro commerciale si spiega col fatto che la mia supplenza si svolgesse ad Arese, il comune brianzolo dove si trova il più grande - e inutile - centro commerciale d'Europa. Sì, inutile; non lo dico io, ma i dati oggettivi. I centri commerciali stanno "passando", anche se in Italia non ce ne siamo ancora ben accorti. Ecco perché, nell'economia del mio sogno, l'enorme struttura era abbandonata.
La presenza di eevee si spiega col fatto che io sia un assiduo giocatore di Pokémon Go, dove ho una vera e propria collezione di eevoluzioni.
Infine, il bagno, beh... ci dovevo andare anche da sveglio in bagno, no?

L'INTERPRETAZIONE LUDICA

Però, ecco, questo sogno febbrile può diventare un'ottima base per sviluppare un'ambientazione post-apocalittica ecologista dannatamente attuale.

Il pianeta è andato in rovina. Alla fine il riscaldamento globale ci ha fottuto tutti, o meglio, li ha fottuti tutti. Hanno continuato a costruire i loro palazzi come se niente fosse, a scaricare in mare le loro plastiche e a far alzare le acque di tutto il mondo.
Ora tutto il mondo è un acquitrino, una distesa di fiumi e canali dove ci muoviamo con le nostre zattere di rifiuti galleggianti alla ricerca di terre fertili. La civiltà non è scomparsa, come diceva qualcuno, ma è dannatamente cambiata rispetto a quella che avevamo e che avevano loro.
Ma dopotutto non possiamo lamentarci: siamo noi i fortunati. Noi, che vivevamo ai margini del mondo industrializzato, non siamo stati toccati dai loro cataclismi; abbiamo aspettato pazientemente il nostro turno, e avremo adesso la nostra occasione per far meglio di quelli di prima. Di peggio è difficile.
Le porcherie che usavano hanno cambiato loro e gli animali, ma almeno quelli sono amichevoli, più o meno; basta non pensare a che tipo di creature dovevano essere prima. Loro, invece, bah... loro sono proprio dei mostri, meno ci hai a che fare e meglio è. Ma, forse, i veri mostri sono i capi, i re e i ducetti che provano ancora a guidare i loro sudditi in insensate guerre di conquista: siamo rimasti in così pochi che ormai ci sono cibo e risorse per tutti, l'unico motivo per combattere è farci distrarre dall'insensatezza di avere dei capi a controllare e arraffarsi le ricchezze.
Sì, vero, anche noi non siamo esattamente quello che un tempo si sarebbe definito... umani, ma che importa? Conta molto di più quel che hai dentro e come ti comporti che non il colore o la consistenza o la pelliccia che ricopre la tua pelle, no? 

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