domenica 12 giugno 2011

Endecasillabi giambici

Era da tanto tempo che avevo in testa due progetti poetici.
Il primo, meno interessante, era l'idea di versificare recuperando alcuni temi da una canzone di De André, "valzer per un amore".

Il secondo, invece, mi tormentava da molto di più: dopo essere arrivato all'endecasillabo con ritmo dattilico, mi sono scervellato per quasi un anno alla ricerca di un modo per rendere con l'endecasillabo anche l'altro grande metro della poesia classica, il trimetro giambico.
Per chi non lo conoscesse, il trimetro giambico è il metro usato nel teatro greco come nell'invettiva, ed era sentito come molto vicino al parlato. Nella sua struttura "base", soggetta a infinite varianti che hanno fatto dannare generazioni di grecisti, si presentava come la somma di tre sequenze sillabie "breve lunga breve lunga", accentate sulla lunga e principalmente sulla prima delle due. Era presente poi la variante "catalettica", ovvero priva della sillaba lunga finale.
Il mio adattamente si basa proprio sul trimetro giambico catalettico; in parole povere, impiego un endecasillabo con accenti fissi sulla seconda, sulla sesta e sulla decima e talvolta anche sulla quarta e sull'ottava.

Sono ancora alle prime armi con questa nuova versione dell'endecasillabo, con la quale devo ancora prendere la giusta confidenza. Intanto, però, ho iniziato a scribacchiare qualcosa.

E fra questo "qualcosa" rientra il mio primo componimento "giambico", che potete leggere di seguito. Noterete anche una seconda soluzione, stavolta da una canzone di Guccini. Non sono totalmente soddisfatto del risultato, ma per essere la prima prova con questo tipo di endecasillabo non penso sia uscito troppo male.


Ma quando, col cuor stanco, tu, derisa
Da quanti ti dicevano d'amarti, al-
La fine troverai quei vecchi versi
Che scrissi quale lode del tuo volto
Negli anni ormai perduti, sarai colma
Di grande meraviglia nel pensar che
Qualcuno abbia lodato le bellezze
Perdute e consumate nell'attesa
D'un principe da sogno, affascinante,
E certo inesistente che ti desse
In dono grandi grazie e grande amore,
Neanche fosse uscito dallo schermo
D'un infimo filmetto americano
Di stampo hollywoodiano e basso budget.
Di certo sarai presa dal rimpianto,
E molto soffrirai quel gran rimorso
D'avermi, in preda a sogni irrazionali,
Scartato ed umiliato, tu, spietata
Stimando il nulla più che quel mio volto
Non bello, forse, certo, ma che amava
Perfino i tuoi difetti più bizzarri,
Spegnendo nei miei occhi che t'amava-
No tanto quella luce di cui pure
Brillavi, illuminata dai miei versi.
Ma a nulla servirà questo pensiero:
Soltanto a poter piangere quel tuo
Rifiuto del mio amore, che di certo
Per te non tornerà mai più, perduto.

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