domenica 7 ottobre 2018

Di pitture e folli assemblaggi insensati (chaos familiars from Silver Tower, plus kitbashed chariot of Slaanesh)

Tutto è nato dal proposito di dipingere i pezzi acquistati ab illo tempore prima di acquistarne di nuovi.
Fra questi c'era una succube degli elfi oscuri che proprio non mi decidevo a dipingere. Poi, come spesso accade, ho avuto un lampo di ispirazione e ho scoperto che due nel nostro caso tre quattro zoppi camminano bene come una persona normale.


Come potete vedere di fianco ai quattro famigli del Caos di Silver Tower mancanti, il progetto ha preso forma e sta prendendo addirittura pittura!

Ma prima vediamo i quattro accompagnaCaos.


Anche per loro, come da nuovi propositi personali, ho preferito puntare su una pittura più basilare, un reimparare a camminare prima di cercare di correre e finire così fuori strada. Idem per i colori: pochissimi "tocchi uaddefac" di tinte diverse, anche rinunciando alle mie tinte preferite se la loro presenza si traduce in un pugno in un occhio.


Mentre i due famigli poveroyorickanti hanno colori diversi, per i gallinacei ho scelto un unico schema di colore.



Ma ora torniamo al carro di Slaanesh, e alla sua genesi.

Avevo una succube degli eldar oscuri, comprata due anni fa e assemblata senza dipingerla. Ero tentato di rivenderla a metà prezzo, poi ho finalmente deciso di aggiungerla alla mia collezione di miniature a tema Moorcock.
Nello specifico, avevo deciso di farne una versione in armatura di Terhali, l'Imperatrice Verde di Melniboné. Terhali compare per la prima volta in un fumetto del 1972 che rappresenta forse l'epitome dello Sword & Sorcery: il team-up con tanto di botte iniziali fra Conan il Barbaro ed Elric di Melniboné.


Successivamente, Terhali è comparsa anche in un romanzo della serie di Corum, The Sword and the Stallion, ma già dalla sua prima comparsa come villain si traggono alcuni tratti interessanti per il suo uso in Warhammer. Figlia di un imperatore melniboneano (quindi simil-elfico: pressoché tutti gli elfi oscuri depravati e amanti di droghe e schiavitù del genere fantasy hanno nei melniboneani i loro perfidi e condannati avi) e di un demone, regnò per secoli e secoli; era devota di Xiombarg, la Regina di Spade, oscura divinità del Caos che si ammantava di vesti femminili per nascondere la sua letale forma demoniaca. In pratica, Xiombarg è una delle fonti principali su cui poi si sarebbero basati i creatori di Warhammer per la figura di Slaanesh.

Con queste premesse, non potevo non dipingere la mia succube come Terhali, un emissario demoniaco di Slaanesh. Non per forza un araldo, eh: dopotutto Yyrkoon, cugino di Elric e brevemente imperatore di Melniboné, devoto di Mabelode il Re di Spade, condivide il suo nome con un demone infimo che a sua volta compare in un romanzo di Corum.

Lo schema di colore era quindi deciso: carnagione verde, capelli verdi, vestiti in pelle umana e metallo semplice con alcuni fregi in oro. Ché mi piacciono anche i fumetti, ma la colorazione di quelli anni '70 non è esattamente da copiare per qualcosa che non sia "trip lisergici bruttissimi".


Poi sono partite le riflessioni: nella mia bitsbox sono pieno di icone e simboli vari di Slaanesh, e ho quasi 60 demonette per cui due posso pure permettermi di sacrificarle.


E ho ancora un naggaronte vecchissimo, preso quando usai una incantatrice degli elfi oscuri da poco ridipinta come araldo di Slaanesh a cavallo, nel lontano 2010. Era stata la mia prima conversione, in effetti.
Per non parlare della coda di coccatrice dalla cui parte superiore ho a suo tempo ricavato un demone maggiore di Tzeentch che esce da un portale.


E, dannazione, ho ancora il telaio del carro degli elfi oscuri da cui ho ricavato due principi demone!
Il tutto è superiore rispetto alla somma delle parti, no? E se un carro di Slaanesh è guidato da quella che fu un tempo un'elfa è chiaro che sia a tema elfico, no?


Il primo obiettivo è stato creare una bestia da traino che fosse sufficientemente repellente, sproporzionata e plausibile. Per fortuna avevo una testa di ogre da qualche parte. Qui potete vederlo anche con il suo giogo, ricavato da un pezzo del carro, che verrà poi completato con delle catenelle a pittura terminata.


Il corpo del naggaronte vecchio è dannatamente tozzo, per cui una coda lunga e affusolata aggiunge quell'insensata mutevolezza di cui avevo bisogno. La presenza di peli in vari punti del dorso serve ad armonizzarsi con la sua faccia umanoide, mentre le chele di demonetta non potevano mancare. 


Dopotutto, che cosa sarebbe il Caos senza le sue creature chimeriche?



Riguardo al carro, invece, il lavoro principale è stato una conversione del suo telaio con due dettagli interessanti: una vittima sacrificale, due o tre zone di infestazione demoniaca, ulteriori lame che spuntano fuori da ogni dove, e due posti per le due demonette ancelle. Sapevo che quei due bottoni messi da parte mi sarebbero stati utili, prima o poi.


Le due lame superiori riprendono il simbolo di Slaanesh, e la vittima sacrificale è quel tocco di spietatezza melniboneana che non poteva mancare.

  



Ovviamente, Terhali verrà poi privata della basetta di pittura e magnetizzata per poter stare sul carro. 


Dato che questo pezzo è più alto del carro ufficiale, la basetta doveva essere bassa, ma non per questo priva di decorazioni, no?



Potete vedere come verrà poi assemblato il trittico carro-basetta-bestia da traino.



Ovviamente, solo a pittura iniziata ho deciso di aggiungere questo ulteriore tocco al pulpito di Terhali.




Lo schema di colore è già deciso: carro color metallo con fregi in oro, bestio dalla pelle violacea con numerose parti ossee e il pelo di colore... uhm, boh, forse come i capelli di Terhali.



Ecco la basetta a metà pittura.


Ed ecco un assemblaggio quasi-finale del carro. Dico "quasi" perché ho già modificato ulteriormente la basetta. E' questo il bello dei lavori di conversione: sai come inizi, ma non come finirai.


Se non altro, però, loro dieci e i dieci orrori di Silver Tower sono finalmente dipinti. Il resto seguirà, temo, nel duemilaecredici. L'importante è crederci.


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