mercoledì 16 luglio 2014

Haiku sparsi della prima estate

Che dire? Mi prende la letargia estiva? Vero. Ultimamente sto uscendo di più e sto avendo più impegni anche a casa? Più o meno vero. Ci metto di più a decidere come e dove fare il passo che non a muovere la gamba? Infinitamente più vero.

Perciò questo è un luglio poco attivo.

Perciò, nonostante ne avessi scritto quasi il doppio, quelli che mi sento di pubblicare oggi sono solo un numero ridotto di haiku; altri li trovo ridondanti, o raffazzonati, o non ispirati, o comunque non adeguati.
E, sotto sotto, invidio quelle persone per le quali qualsiasi boiata pensata da loro è in automatico perfetta così com'è.


Nebbia sul golfo,
Accarezza i palazzi
Voce di sogno.

Mi pare di aver scritto questa poesia grossomodo un mesetto fa, in un periodo in cui nominalmente era già estate ma ciononostante c'era ancora un clima non proprio "estivo".
In particolare, il golfo di Cagliari (su cui si gode di un ottimo scorcio uscendo dal mio paese) era avvolto da una nebbia inconsueta; nebbia che forse si mischiava con la mia stanchezza mattutina, dando vita a una visione quasi trasognata.
Che poi in realtà la nebbia non è neppure così rara nelle estati locali; è solo che non ci siamo troppo abituati.



Corona gialla
In capo al fico d'India
Ancora acerbo.

Alcune settimane fa ho fatto una passeggiata domenicale nelle campagne dietro casa; era già estate, ma non si era ancora nel periodo di arsura più cocente, e qualche fiore poteva ancora essere ammirato. In particolare, c'erano numerosi fichi d'India in fiore, non ancora maturi per essere mangiati ma forse molto più belli così di quanto non siano gustosi da cotti.
Poco potevo sapere di quanto tutta la zona sarebbe cambiata nel giro di ventiquattr'ore...


Tutto è bruciato.
Banchetto di cornacchie
La mia terra

Purtroppo, il giorno dopo la mia passeggiata campagnola, qualche bastardo ha appiccato il fuoco alle campagne sotto casa; soffiava il maestrale, e per dirla breve le fiamme sono state fermate ad appena qualche metro dall'isolato.
Martedì sono andato a fare un'altra passeggiata per vedere cosa si era salvato, e per quanto alcune zone siano scampate all'incendio i danni sono stati ingenti. In particolare, è stato molto triste vedere rapaci e cornacchie che volavano sulle zone andate in fumo per nutrirsi di qualche carcassa bruciacchiata.
Nello scrivere la poesia avevo pensato di inserire "un banchetto di corvi" al posto del "banchetto di cornacchie" (e se non fosse stato per il metro si sarebbe avuto "un banchetto di cornacchie"), ma alla fine ho optato per la scelta che vedete: in primo luogo perché esigenza di naturalismo e veridicità imponeva che descrivessi con precisione di quali uccelli si trattava, in secondo luogo per evitare una frase fatta di certo impatto ma nel contempo un po' falsa, in terzo luogo per dare veramente l'idea di quale è l'animale a cui un piromane può essere assimilato. Non un corvo, che ha una sua cupa maestosità, ma una cornacchia gracchiante.



Nuvole in alto.
Sembrano disegnare
Pagode in cielo.

E, infine, una poesia semplice e senza troppe pretese, un haiku nato ieri dalla meraviglia di un cielo terso nel quale grosse nuvole si stagliavano imponenti.



2 commenti: