giovedì 17 novembre 2011

Sull'albatro e sull'uomo

Questa volta, il punto di partenza della poesia è Baudelaire, con il suo celebre componimento che assimila l'albatro caduto in terra al poeta, anche se ho tratto alcune espressioni direttamente da Alcmane (e nello specifico da un componimento che ho tradotto e proposto sempre sul blog qualche mesetto fa).

E' una poesia abbastanza lunga, e spero che per questo mi perdionate l'interminabile ritardo negli aggiornamenti. Ma ho in cantiere un altro grosso componimento, ancora incompiuto, che quando sarà terminato si aggirerà sui 750 versi.

Intanto, godetevi quel che ho già scritto e revisionato.



Alto con l'ali d'un angelo, enormi, im-
Ponenti, nel cielo
L'albatro vola, sovrano davvero
Dell'aria e dei nembi.
Vola, sospeso dai venti più caldi,
Sul fiore dell'onda.
Battiti lievi gli bastano infatti,
Con l'ali gentili
Tese per cogliere l'aria, ad alzarsi
Fin oltre le nubi.
Pure, talvolta precipita al suolo
L'uccello divino,
Come tradito dal vento nel quale,
Fedele, sperava.
Altri hanno scritto di come si muova,
Ridicola e goffa,
Sopra la terra la misera bestia,
Dal corpo forgiato
Certo per stare nei cieli, inadatto
Al mondo crudele.
Vive una vita sofferta, reietta,
Macchiate di grigio e
Sporco le candide piume d'un tempo.
Ma pure dal suolo
L'albatro sente talvolta una brezza
Spirare leggera, e
Spera che possa sospingerlo in alto,
Nei cieli. Talvolta
Presto svanisce quel soffio, speranza
Fasulla, talaltra
Forte si mostra, capace di fargli
Sfiorare di nuovo il
Cielo con l'ala. Bramando nel cuore
Le nubi ed il vento,
L'albatro certo vorrebbe seguire
Quel soffio, ma teme
Sempre che possa mostrarsi la brezza,
Cui dona l'abbraccio,
Flebile, un vento che dura soltanto un
Istante, e che presto
Lascia da solo, in rovina, l'alato,
Caduto nel fango.
Dunque, spiegando le piume nel darsi a
Quel soffio bramato,
L'albatro, in preda al timore, non cede
Del tutto alla brezza.
Lui, combattuto fra sogno e paura,
Tra dubbio e speranze,
Vola provando un confuso sentire:
Andare, donatosi al
Soffio celeste, fin oltre le nubi,
Oppure lottare
Contro la forza impetuosa del vento,
Tenersi vicino
Al suolo terreno, volevo soffrire
Di meno qualora il
Vento dovesse cessare, cadendo
Dal cielo distante
Senza toccarne con mano, impietoso
Ricordo, le nubi.
Simile l'albatro pare ad un uomo privato d'amore:
Molto vorrebbe una nuova passione
Nel cuore, ma molto
Teme di un nuovo abbandono il tormento
Dei dolci ricordi.

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