Cronologia del blog alla mano, sono passati praticamente due anni dall'ultima volta che ho creato qualcosa per questa ambientazione, e ancor più tempo è passato da quando per l'ultima volta ho aggiornato il manualetto dell'ambientazione.
In origine, il mio piano era quello di tirar fuori un piccolo compendio che, alla fine della mia campagna di Pathfinder, "aggiornasse" l'ambientazione. Tale compendio avrebbe dovuto comprendere fra le altre cose la mappa che a suo tempo avevo realizzato per le mie partite.
Ma, si sa, di piani e intenzioni mai compiuti si potrebbe riempire il mondo.
Pathfinder mi prese sempre peggio, diverse visioni del GdR da parte dei giocatori portarono a una campagna che non portava da nessuna parte e la voglia di lavorare ancora sull'ambientazione svanì; il gruppo, alla fine, si sciolse.
Però, già da qualche tempo un ragazzo manifestava l'interesse di ambientare una sua campagna per Pathfinder in questa mia ambientazione, e chiedeva la mia mappa. Il proposito di scannerizzarla e passargliela si era sempre arenato: dapprima davanti a uno scanner domestico che funzionava a schifo, quindi dinnanzi ai problemi logistici della laurea, quindi era proprio scomparso dalla mia mente.
Cosa è cambiato ora? Beh, gli impegni ci sono sempre, e sono sempre fastidiosi (praticamente, è da un paio d'anni che non mi "fermo" per più di una settimana, e ancora per un annetto dovrò tenere questo ritmo, temo); però il mio estimatore sta proprio iniziando la sua campagna, e la mappa gli serve urgentemente.
Perciò eccola qui.
La mappa era stata realizzata a suo tempo sulla quarta di copertina di un quaderno, nelle mie intenzioni originali il "quaderno della campagna"; prima avevo fatto i disegni a matita, quindi a penna, e solo in seguito avevo dato alla mappa il suo colore pergamenato mediante i fondi del caffè (essere un caffeinomane, a volte, paga).
Nella realizzazione, avevo cercato di tenere a mente non tanto i criteri dei vari portolani e delle mappe di navigazione, che non sarei riuscito a replicare, ma le convenzioni e le ingenuità cartografiche delle mappe di qualche secolo fa.
Inoltre, da che ho pubblicato il manualetto di Avventure per il mare, molto è cambiato in Pathfinder. Per dire, ora abbiamo un'edizione in lingua italiana tradotta e supportata decentemente; ma, soprattutto, ora abbiamo le regole per le armi da fuoco, le "grandi escluse" nella mia ambientazione piratesca.
Grandi escluse, ma ora non più.
Non sarà un compendio d'avventura molto ricco, non sarà niente di che, non sarà un manualetto, ma una raccolta di spunti e aggiornamenti della mia ambientazione basata in parte sulla mia campagna la posso fornire, o no?
Avventure per il mare: cinque anni dopo...
Molto è cambiato nell'orbe nel corso
degli ultimi anni. In bene o in male, ancora non è dato saperlo, ma
i precari equilibri di un tempo sono ormai fragili fili ancorati sul
nulla.
Tutto cominciò quasi dieci anni fa,
quando un ordinarius dabhatiano di nome Divya Dharmani, un agente
diretto del magister fidei maximus, diede il via a un progetto molto
ambizioso volto a dotare l'Ordo Orbis di servitori di nuova natura;
il suo obiettivo era mischiare il sangue degli uomini con quello
delle creature soprannaturali che si riteneva abitassero ancora il
mondo, quegli enormi rettili alati a cui le leggende attribuivano
facoltà incredibili.
Dharmani si immerse nello studio dei
draghi, e dai più antichi documenti riuscì a tracciare una mappa
del luogo di riposo di uno di essi, il luogo stesso dove il dragone
aveva collocato la sua tana e presumibilmente deposto le sue uova.
Egli riuscì a impossessarsi delle uova, e dopo un parziale
fallimento fu in grado di creare un ibrido drago-uomo – o meglio,
un ibrido drago-donna. Mentre la primogenita veniva fatta crescere a
velocità accelerata, tuttavia, Divya Dharmani entrò in contatto con
un altro frammento di leggenda legato ai draghi: si diceva che, in
tempi ormai lontani, essi avessero combattuto una guerra contro gli
umani, una guerra che aveva devastato il mondo; e si diceva che, nel
corso di tale guerra, le fortezze dei draghi fossero enormi castelli
volanti, veri e propri castelli che si libravano in aria e da cui era
possibile tempestare di morte i propri avversari. Lo scaltro
ordinario fece subito il collegamento con le voci circolanti su Nugar
Dobadi. Questi era stato uno dei luogotenenti di Vigon Asrigue, un
ex-schiavo proveniente dalle Isole Vergini capace di scatenare contro
i suoi nemici la furia dei cieli; le imprese del ribelle, si diceva,
erano spesso state accompagnate dalla visione terrificante dell'ombra
di una enorme nuvola nera che oscurava la terra sotto di essa, una
nube che sembrava spostarsi secondo la sua volontà: era chiaro che
egli conosceva il modo per controllare una delle antiche fortezze dei
draghi.
Poco dopo la caduta della Furia
Rivoluzionaria, Dobadi era stato catturato dall'Ordo Orbis e
rinchiuso nel Carcer Aeternus, ma suo figlio Aaron ne aveva ereditato
la nave e, presumibilmente, i segreti. Il nuovo obiettivo di
Dharmani, dunque, divenne impossessarsi della fortezza, strappandone
il segreto dal cadavere di Aaron Dobadi.
Questi, pur non essendo mai formalmente entrato nella Armata della Libertà, restava comunque un confratello delle coste di chiara fama. Nondimeno, Divya Dharmani riuscì con l'inganno ad avere la meglio su di lui: facendosi passare per un semplice mercante in viaggio con la propria “figlia” affetta da albinismo (in realtà il primo ibrido umano-drago, col corpo completamente celato dai vestiti onde non suscitare sospetti), l'ordinarius venne a trovarsi su una nave abbordata da Aaron Dobadi. Offrendo la promessa di un perdono ufficiale da parte dell'Ordo Orbis, Dharmani scatenò un ammutinamento all'interno della nave; solo un manipolo di pirati, rimasti fedeli a Dobadi, riuscì a trarsi in salvo scappando su una seconda nave da poco catturata.
Questi, pur non essendo mai formalmente entrato nella Armata della Libertà, restava comunque un confratello delle coste di chiara fama. Nondimeno, Divya Dharmani riuscì con l'inganno ad avere la meglio su di lui: facendosi passare per un semplice mercante in viaggio con la propria “figlia” affetta da albinismo (in realtà il primo ibrido umano-drago, col corpo completamente celato dai vestiti onde non suscitare sospetti), l'ordinarius venne a trovarsi su una nave abbordata da Aaron Dobadi. Offrendo la promessa di un perdono ufficiale da parte dell'Ordo Orbis, Dharmani scatenò un ammutinamento all'interno della nave; solo un manipolo di pirati, rimasti fedeli a Dobadi, riuscì a trarsi in salvo scappando su una seconda nave da poco catturata.
Divya Dharmani aveva ormai posto le
mani sull'anello magico che permetteva ai Dobadi di controllare la
cittadella volante, ma ancora non sapeva come rintracciarla. Poco si
curava dei pirati che gli erano sfuggiti, ma costoro in futuro
sarebbero stati la causa della sua rovina.
A quel piccolo gruppo di sbandanti,
infatti, si era da poco unito un vecchio alchimista, uno dei pochi
studiosi rimasti di quell'arte tanto antica e ormai soppiantata dalla
tecnomagia, uno strano vecchio che non ricordava nulla del proprio
passato. Né, dopotutto, egli aveva un passato che potesse essere
ricordato: egli, infatti, non era altri che uno dei cloni predisposti
dal più grande alchimista della storia, colui che aveva ottenuto il
segreto dell'immortalità, il prodigioso Wilhelm Von Meister. Von
Meister aveva trovato il modo di ingannare la morte grazie, appunto,
ai suoi numerosi cloni: quando il suo corpo fisico moriva, l'anima si
trasferiva in uno dei corpi mantenuti in stasi dentro un laboratorio
(e proprio di uno di tali laboratori, ormai abbandonati, si era
servito Divya Dharmani per effettuare i propri esperimenti). La
rovina di “Mastro Guglielmo”, come veniva chiamato nella Talia,
giunse per mano del suo apprendista William Fuger, colui che era
divenuto il magister mercatorum maximus; temendo l'unico alchimista
più capace di lui, Fuger fece rinchiudere Von Meister all'interno
del Carcer Aeternus, l'unico luogo in cui il suo corpo non sarebbe
mai morto e l'anima non si sarebbe mai ricongiunta con un clone.
Tuttavia, durante una battaglia fra le
forze dell'Ordo Orbis e l'Armata della Libertà uno dei laboratori
venne danneggiato, risvegliando il clone al suo interno; privo di
ricordi, animato dallo spirito ma non dalle memorie di Mastro
Guglielmo, il clone finì per unirsi alla ciurma pirata di Dobadi e
si ritrovò a far parte del manipolo di sopravvissuti.
Sulle tracce di quei pirati, però, si
era da tempo messo il temibile Roderick Astaroth, il cane da guardia
dell'Ordo Orbis, il più temibile fra gli allievi del magister
militum maximus nonché suo probabile successore. Inaspettatamente,
in soccorso dei pirati intervenne l'enigmatico Outis; egli conosceva
le ambizioni di Divya Dharmani, e si rendeva conto del rischio che
rappresentavano per il mondo intero; e, nel contempo, sperava che in
quel gruppo di spiriti liberi potesse nascondersi il degno erede di
un artefatto che da tempo custodiva presso di sé, la maschera che
era stata di Vigon Asrigue.
Il gruppo di pirati compì numerose
missioni su istanza di Outis: si incontrò col temibile maestro
pirata Zekyle il Nero, l'Arcitraditore che aveva abbandonato sia la
Militia Marium, sia l'Armata della Libertà, riuscendo a ottenere il
suo aiuto; si intrufolò in Talia, nella città di Aeletiae, venendo
a scoprire un complotto ordito contro Salvo Bardi, il più
prestigioso capofamiglia della “sacrosanta”, da parte del suo
stesso fratello Luciano; penetrò nel laboratorio di Divya Dharmani,
convertendo alla propria causa la primogenita della nuova razza di
uomini-drago. Ma due furono le imprese per cui quel gruppo di pirati
passò alla storia: l'uccisione di Roderick Astaroth, catturato e
impiccato pubblicamente nel principale porto dell'Ardania, e l'ardita
missione mai tentata prima di intrufolarsi nel Carcer Aeternus per
interrogare Nugar Dobadi.
Questa ultima missione, purtroppo, non
si concluse nel modo sperato: il gruppo, pur essendo riuscito a
interrogare Dobadi, correva il rischio concreto di venir sterminato
dai guardiani del carcere. Costoro commisero però due errori
fondamentali.
Il primo errore è abbastanza
indicativo dei disastri a cui può portare la fede cieca nella Legge
assoluta: catturato il vecchio alchimista, gli immortali carcerieri
lo “registrarono” come un evaso, e lo riportarono nel luogo da
cui secondo loro doveva essere scappato, il luogo in cui ancora era
incatenato il corpo semicosciente di Wilhelm Von Meister. L'anima
dell'antico alchimista poté finalmente occupare il proprio clone, e
Mastro Guglielmo riuscì così a scappare dal Carcer.
Per combattere i suoi compagni,
intanto, i carcerieri avevano deciso di far ricorso a uno dei
detenuti più antichi e temibili, un dragone delle ombre che da tempo
immemore giaceva là. Skhotos, questo il suo nome, venne istigato
contro uno dei pirati, colpevole di aver usato oltraggio alla
mezza-drago che accompagnava il gruppo. Ma, una volta liberato dai
vincoli, il dragone decise sì di punire l'umano che aveva avuto tale
ardire, ma anche di vendicarsi dei propri carcerieri.
E fu così che la compagnia di pirati,
orfana dell'alchimista, uscì dal Carcer Aeternus in compagnia del
possente dragone; costui, non appena poté riassaporare l'aria del
mondo, pose immediatamente fine all'esistenza dell'umano che aveva
osato oltraggiare un membro della sua razza, e reclamò quindi per sé
la mezza-drago, frutto dei folli esperimenti di Dharmani, per
ripristinarla alla sua antica gloria draconica.
Dharmani stesso fu il successivo
obiettivo della furia di Skhotos. Ironia della sorte, venne ucciso
proprio quando aveva finalmente raggiunto la fortezza volante dei
draghi, fortezza che venne reclamata dal dragone d'ombra.
Intanto, Wilhelm Von Meister reclamò
una atroce vendetta contro William Fuger, l'apprendista che l'aveva
tradito. Al suo posto, il Consortium Mercatorum elesse quale suo
magister maximus un ricco nobiluomo taliano, il marchese Genuario
Collodiano, un uomo pesantemente implicato con la Sacra Unione delle
Famiglie (in cui il peso dei Bardi si fece minore, pochi mesi dopo,
con la morte senza eredi del vecchio Salvo). Né, dopotutto, poteva
essere diversamente: il vecchio alchimista, a coronamento della sua
vendetta, aveva deciso di far avere a tutte le fazioni in qualche
modo avverse al governo mondiale la formula alchemica per preparare
una prodigiosa polvere esplosiva, destinata in breve tempo a
rivoluzionare l'arte della guerra. L'Ordo Orbis è ancora oggi
costretto ad acquistare tale sostanza dai fabbricatori affiliati alla
Sacrosanta, la qual cosa ne sta minando ogni giorno di più la
credibilità. In ogni caso, la Militia Marium possiede le migliori
armi a polvere nera, seconde solo a quelle della ciurma di cui un
tempo faceva parte il clone di Von Meister – che egli stesso ha
generosamente fornito loro.
I pochi superstiti di quella banda di
pirati, dopo l'ultima impresa nel Carcer Aeternus, interruppero la
loro collaborazione con Outis; recuperato il vascello che era stato
di Astaroth, il temuto Flagello, si diedero alla razzia pura e
semplice, facendo talvolta scalo nei porti di Skannort e
dell'Ardania. Ma le loro azioni hanno modificato pesantemente il
mondo...
Voci dai porti del mondo
“Dei semplici pirati non posso
aver ucciso Roderick, non possono. Quella feccia non ce l'avrebbe mai
fatta da sola. È stato lui, lui è ancora lì fuori, lo so; vuole
nascondersi? Allora gli darò io un buon motivo per farlo! Infangherò
il suo nome e la sua memoria, farò in modo che il dannatissimo nome
di Vigon Asrigue venga maledetto in ogni singola isola!”
Testimonianza diretta della reazione di
Victor Torquezar alla notizia della morte di Roderick Astaroth, il
suo protetto. Poco dopo, egli istituì il corpo speciale degli
“Insanguinatori”, ordinarii adibiti a svolgere veri e propri
attentati terroristici contro la popolazione facendosi passare per
discepoli della Furia Rivoluzionaria.
“Sì, sono stato nella ciurma di
Zekyle Nero. Come mai ho smesso di navigare al fianco del Maestro
Pirata più potente dei mari? Perché mi faceva paura, ecco perché!
C'è qualcosa di inumano in lui, si dice che abbia stretto un patto
con le stesse forze del Caos. Ah, sono solo superstizioni? Ridi,
ridi... tu non hai visto la sua spada brillare di luce oscura, tu non
hai visto le sue vittime contorcersi come se stessero strappando loro
l'anima istessa...”
Memorie di un vecchio lupo di mare. Le
voci sulla spada di Zekyle sono numerose, tanto che viene difficile
considerarle semplici “voci”. Si dice che pure l'enigmatico Outis
porti appresso un'arma del genere, inastata come una lancia, un'arma
che avrebbe ricevuto in eredità da un compagno d'armi.
“Una sola canna, amico?
Aggiornati! Guarda questa meraviglia: l'ho strappata dal cadavere di
un ufficiale, che ti credi? Sì, peserà un pochino, ma almeno non
devo ricaricare ad ogni colpo.”
Dal dialogo fra due confratelli.
“Una enorme nuvola nera, avvolta
di tempeste, che proiettava l'ombra di un castello. E, tutto attorno,
sagome di enormi ali nere che oscuravano il cielo.”
Testimonianza di un folle.
Testimonianza di un folle.
“L'abbiamo ripescato poco al largo
dell'Ardania. Alcuni uomini non volevano nemmeno trattenersi a
tirarlo su, che avevano paura di vedere arrivare il Flagello. Il
poveraccio era a malapena in vita, ha tirato le cuoia prima che
arrivassimo in porto. Non veniva da nessuna isola che conoscessi,
continuava a parlare di un duca Dorich, o Dovrich, o qualcosa di
simile; e il suo accento, poi, qualcosa che non avevo mai sentito
prima. Ce ne sono di cose strane in questi mari...”
Frammento di conversazione in una
taverna del porto.
“Ecco qui, il nuovo libro di Romeo
Saligarum: “La Spada Nera e il Gioiello Maledetto”. E questo è
anche migliore de “Il Castello del Barone Corrotto”, credimi. No,
non posso dirti come me li procuro, mi dispiace. Chi me li fa avere?
Nessuno, credimi, Nessuno.”
Dal reclamo di un venditore ambulante,
che ancora oggi smercia i libri proibiti dello scrittore Saligarum;
ivi comprese alcuni le cui avvincenti trame sono ambientate in veri e
propri mondi di fantasia.
“Vigon era un debole e uno
sciocco: avrebbe potuto dominare i mari, ma ha preferito allentare la
presa. Pure, non permetterò a quei dannati schiavi della Legge di
infangare la sua memoria... Torquezar e i suoi cani bastardi non sono
degni neppure di pronunciare il nome di Vigon Asrigue!”
Dichiarazione
di Zekyle il Nero, l'Arcitraditore, poco prima di mettere una copiosa
taglia sulla testa di ogni singolo “insanguinatore”.
“Gli umani sono sciocchi,
fratelli: si combattono e si sterminano fra loro, senza badare alle
conseguenze. Aspetteremo, ci risveglieremo dal nostro sonno
millenario e attenderemo che i nuovi nati siano cresciuti. Poi,
quando una delle due fazioni sarà riuscita ad annientare l'altra,
faremo la nostra mossa; prederemo i sopravvissuti, resi deboli dal
lungo conflitto, e la terra tornerà a essere nostra, come in passato
apparteneva ai nostri padri.”
Discorso di Skhotos delle Ombre, tradotto dalla lingua dei draghi.
Discorso di Skhotos delle Ombre, tradotto dalla lingua dei draghi.
“Ordinario
Johnath Greysk, usi la massima cautela. Se davvero questa isola di
Doverich esiste, è certo che si tratti di un luogo come il Carcer
Aeternus, una sacca di realtà alternativa circondata dall'essenza
del nostro mondo. Dalle testimonianze raccolte, sembra in ogni caso
che il duca dell'isola potrebbe diventare un comodo alleato, entrando
a far parte dell'Ordo Orbis senza porre troppi problemi. In caso
contrario, con la presente la autorizziamo a usare ogni mezzo a sua
disposizione per completare la missione assegnatale.”
Dagli
ordini a Johnath Greysk, ordinarius dell'Ordo Orbis, attualmente
irreperibile.
PS: spero che abbiate notato le numerose citazioni. Alcune sono divenute più palesi, altre sono semplicemente autoreferenziali. E, dal punto di vista dell'autoreferenzialità, anticipo che fra un po se ne vedranno delle belle... sempre che riesca a completare quel che ho iniziato, sigh.