mercoledì 3 novembre 2010

Poesia e piani per il futuro

Sono tornato giusto ieri dal festival di Lucca, con tanto materiale da studiarmi e tante belle idee in testa per i giochi di ruolo, ma con meno tempo libero a disposizione per realizzare tutto entro breve.

Spero comunque di riuscire entro metà novembre a mettere on line una nuova versione di Avventure Per Il Mare riveduta e corretta, priva di un paio di errorini che ho notato solo dopo la stampa -come sempre.

Intanto, vi lascio con una poesia.
L'ho composta lunedì, mentre attraversavo col treno la campagna Toscana. Il metro è sempre quello dei miei endecasillabi dattilici, coi quali sto prendendo sempre più la mano, stavolta sciolti. Quarantatrè endecasillabi dattilici sciolti, per la precisione; niente di particolare, come metro ormai mi viene abbastanza naturale.
Quello che è particolare, invece, è la riflessione dietro alla poesia; riflessione sviluppatasi nelle ultime settimane, ma maturata negli ultimi giorni. La presa di coscienza dell'essermi innamorato, e di averne sofferto per un anno, d'un fantasma delle mie aspettative e dei miei sogni.
Spero che possa essere, finalmente, un modo per riuscire anche ad andare oltre, a mettere dopo tanto tempo la parola "fine" su quel periodo della mia vita, e della mia vena poetica, per riuscire in piena serenità a vivere e parlare e comporre d'altro.


Molto è cambiato dai giorni lontani,
Quando il mio canto a te sola levavo
Quasi sperando che quelle parole,
Scritte con arte sull'arte a me ignota,
Fossero chiave per darmi al tuo cuore,
Come da mesi, soffrendo, sognavo.
Prossimo, forse, è quel tempo per altri;
Pure, lontano lo sento, concluso
Dopo che l'ultimo specchio è caduto,
Velo squarciato a scoprire il reale
Dietro all'effimero sogno d'amore.
Ora capisco: non eri tu certo
Quella che amavo con tutto me stesso,
Forte con anima, e perso sentire;
Solo, lo spettro del sogno d'amore
Ebbe il tuo nome, il tuo aspetto, il tuo volto.
Mia fu la colpa, da solo mi posi
Nell'ingannevole laccio d'amore
Dietro a quel sogno, l'amata ideale,
Molto diversa, di certo, dal vero
Tuo modo d'esser, di agire, di fare.
Senza rimpianti ti vedo lontana.
Soffro, e anche molto, ma, stanne sicura,
Non certamente per te quale sei:
Cupo rimpianto mi prende al pensiero
D'essere solo, e svegliarmi al mattino
Senza quel sogno d'amata ideale
Quale, ricorda, non sei né sarai.
Vattene. Vivi la vita che cerchi,
Soffri i deliri, i capricci che crei.
Io solitario ricercherò ancora
Dietro ogni nome, ogni viso, ogni sguardo,
Questo mio sogno d'amore irreale.
Cerca sclerotica, certo, da pazzo.
Chiamami pazzo, se farlo ti aggrada:
Questo è quel nome che danno ai poeti
Quanti non vedono il mondo ideale
Delle speranze, dei sogni d'amore,
Dove corriamo noi folli, noi scalzi,
Verdi sentendo dell'erba carezze
Mentre nei salti sfioriamo quel cielo
Chiaro e splendente di luce e mistero,
Mentre la brezza ci bacia, soffusa.

Nessun commento:

Posta un commento