Sembra paradossale, ma forse non lo è: mano a mano che la tristezza e lo sconforto venivano meno, mano a mano che imparavo ad amare e apprezzare la vita così com'è, ad apprezzare me stesso e a trovare in me il mio stesso sostegno, senza doverlo cercare al di fuori in qualcosa o qualcuno - spesso nolente - da cui sarei dovuto dipendere, la mia verve poetica si faceva sempre più flebile.
Ho smesso di scrivere poesia per qualcuno (qualcuna) o su qualcuno (sempre qualcuna, o meglio ancora alcuna), ho smesso di scrivere poesie su quanto fossi depresso, ho smesso di sentire il bisogno di celebrare in versi i rari momenti di felicità perché, semplicemente, diventavano sempre più frequenti.
Ho smesso di scrivere poesie. Potrei dire che molti versi li buttavo giù nei tragitti in pullman, e che è dannatamente difficile scrivere una poesia mentre guidi l'automobile, ma la verità è che forse la mia poeticità problematica si sta esaurendo. Non riesco a scrivere poesie, se non di storie fittizie, di tristezza o di amori, immaginati o reali che siano. Ora, le storie fittizie sono appunto tali, quasi sterili, esercizi di stile spesso discutibili e fini a se stessi; la tristezza, come dicevo, non è più la costante del mio sentire; e, per quel che riguarda l'amore, temo di essermi preso una pausa dal provare quel sentimento, quantomeno dal provarlo con l'intensità che caratterizzava anche il solo farsi rapire dagli occhi di una sconosciuta, e di essere al momento troppo pigro per cercare un amore come si deve.
In tutto questo, l'unico stimolo che mi ha fatto poetare davvero dopo *sei mesi* di pausa è stato la riflessione su come, presa finalmente la laurea magistrale, terminato quel corso di studi che è purtroppo durato più del previsto, ora davvero mi si spalanchino nuove possibilità che ancora non conosco, non ci sia un obiettivo chiaro e univoco per il futuro prossimo e il tutto sia dannatamente fumoso, almeno fino alla prossima scelta.
Ma, mi chiedo, queste sono sensazioni reali o mi sono sforzato di provarle perché era davvero troppo che non scrivevo una poesia?
Ma, mi chiedo, queste sono sensazioni reali o mi sono sforzato di provarle perché era davvero troppo che non scrivevo una poesia?
Stanco,
Lontano,
Disperso fra i ricordi,
Rapito dai pensieri del domani.
Scrutando non scorgo il mio orizzonte.
La nebbia che mi avvolge, il cielo
opaco.
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