Un'abitudine che mi è invalsa dai periodi più difficili è quella di chiamare "ora del lupo", con un chiaro intento di citazione, tutto quel lasso di tempo che va dalle due di notte in poi, quando se si è ancora svegli i pensieri si fanno più cupi e fantasmagoriani, l'ora dell'incubo, l'ora in cui il buio ti avvolge.
Un tempo, ero sempre sveglio per la mia personalissima "ora del lupo". Col tempo, acquisendo abitudini e ritmi più funzionali, ho smesso di rigirarmi nel letto fino alle tre del mattino. Ma qualche giorno fa, mi sono trovato ancora una volta sveglio verso quell'ora, e sveglio senza niente da fare, a rigirarmi nel letto senza un libro e senza una stanchezza tale che mi facesse addormentare (troppi caffè).
Questa poesia è nata così.
Questa poesia è nata così.
Sento l'ora del lupo, i suoi rintocchi
Nel petto. Ti conosco ormai, non temo
I tuoi artigli. Ritornino pure
Quei ricordi, quei lampi di pensieri
Condannatisi a dover ricordare.
Socchiudo gli occhi, oltrepasso la tempesta.
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