Un ricordo fittizio, costruito ad arte dalla memoria. Assieme a quel pensiero sono nati, in forma più o meno definitiva, il primo e gli ultimi due versi, "i sogni sono soltanto/una mistura di ricordi"; sono passato da "sono" a "sono" per far sì che la struttura ritmica finale dei due versi corrispondesse, e ho voluto mantenere "una mistura" perché, al parlante sardo, richiama "ammistura", la voce corrispettiva in lingua, che viene usata molto più dell'italiano "mistura" e con una valenza più negativa, un miscuglio disordinato che vale meno della somma delle parti. Tanti ricordi che si perdono in un non-ricordo, quindi, una non-felicità.
Ma, per quanto fasullo, il non-ricordo è un ricordo che, nel suo piccolo, è lieto, quasi che bastasse a se stesso. Perciò eccola, una poesia con due finali. Quale è più vero? Non lo so.
Ridevi, ti abbracciavo, mi amavi,
Ero contento, e non vedevo niente
A parte noi, felici, in quegli istanti.
L'amore ama l'amore, e non gli importa I sogni son soltanto
Di null'altro. Una mistura di ricordi.
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