Dunque, ricapitolando: due giocatori su quattro sono fuori per l'estate, io sto lavorando alla tesi ma a volte ho bisogno di staccare e pensare a qualcosa che non sia puro classicismo, e in effetti nella ambientazione che stiamo usando per la 5^ edizione di D&D ci sono ancora dei buchi che non ho colmato (come la mappa; prima o poi la finirò, lo giuro sulla testa dei miei nemici!).
Ora, tanto perché da qualche parte bisognerà cominciare, ho deciso di partire da tutte quelle entità non-proprio-divine che hanno un ruolo importante nella mia ambientazione. Applicando le distinzioni della Dungeon Master's Guide, se quelle descritte in precedenza erano le divinità minori, ciascuna legata a un luogo preciso del Piano Materiale, queste qui sarebbero le ex-divinità che ancora mantengono un qualche grado di esistenza. Alcune di esse, come lascio intendere, sono finite per corrispondere ad alcune entità del Multiverso di D&D, in base al poco chiaro ma alquanto suggestivo criterio che espongo in apertura.
“Maestro”, gli
dissi, “non capisco: come è possibile che siano e non siano allo
stesso tempo, che in luoghi diversi diversa sia la loro natura?”
Egli fissò il cielo
terso, gli occhi persi nella contemplazione dell'azzurro al di sopra,
poi chiese: “Dimmi, discepolo, il cielo è sereno?”
Gli risposi, quasi
spazientito per quella domanda, credendo che si stesse ancora una
volta prendendo gioco di me: “Sì, il cielo è sereno.”
Sorridendo, mi
rispose: “Eppure ieri il cielo non era sereno. Eppure, oltre le
montagne, il cielo non è sereno e, se il vento si alzerà, ben
presto anche qui giungeranno le nuvole di pioggia. Dove non esiste un
qui né un ora il cielo è nel contempo sereno e nuvolo, e tali sono
gli immortali che sussurrano agli orecchi dei mortali: esistono a un
livello superiore al qui e ora, esistono in molteplici qui e ora, e
sono parimenti molteplici poiché uguali e diversi in ogni tempo e in
ogni luogo.”
Lo ringrazia in
silenzio, avevo compreso.
I sovrani della Selva
Fatata
Noti anche come Antichi Dei, i sovrani della Selva Fatata fanno parte delle leggende più antiche del popolo elfico; si dice che, all'alba dei tempi, furono loro a costituire il primo pantheon che governò il mondo fino al Grande Tradimento e all'Era Della Legge Imperante.
L'Oscura Tessitrice Dei
Ricordi
Negli anfratti più bui
della Selva Fatata lei tesse. Tesse i ricordi delle premonizioni
passate, tesse gli inganni e gli intrighi che il suo cuore tradito e
avvelenato riversa ormai indistintamente su tutti, colpevoli e
innocenti, servitori e nemici. Eppure molti la cercano, poiché
grandi e potenti sono i segreti che ancora ricorda e custodisce;
pochi però riescono a superarne le letali ancelle e, quando vi
riescono, scoprono il vero orrore sul reame della Tessitrice Oscura.
Il Traditore
Bello come un dio,
tornito come una statua di bronzo, rivestito di bronzo e invincibile
in guerra, è nondimeno la serpe il cui tradimento portò alla rovina
e all'esilio tutti i suoi pari. Poco si sa di lui, poco si dice di
lui, e neppure il suo nome viene più pronunciato nella Selva Fatata.
Egli è il nemico, il vero nemico; eppure c'è qualcosa di
convincente nei suoi subdoli modi, nobili nelle motivazioni per
quanto siano stati devastanti negli atti.
La Vergine Che Danza
Sulla Spuma Dell'Onda
Alta sul fiore dell'onda,
leggiadra sui palmi dei candidi piedi, ignara di tutto, incostante.
La Vergine è volubile e capricciosa, come le ninfe del suo corteo:
può offrire aiuto a chi non lo richiede e assistere imperturbata al
naufragio di quanti la invocano. Troppo pesano sul suo animo le
memorie delle esperienze passate, troppo la tristezza per quel che
ormai si cela negli abissi marini. Preferibile è dunque trascorrere
l'esistenza in un ballo senza fine, la frenetica danza delle correnti
che imbriglia i pensieri e cancella ogni rimpianto.
La Candida Dama Dell'Alba
Bella e radiosa, bionda
di capelli, il corpo tornito e appena rosato dei colori dell'alba, la
regina della Corte Radiosa incarna la speranza che nonostante tutto
non muore, la benevolenza di chi ha sofferto e decide di aiutare gli
ultimi, la gioia di chi riesce a trarre diletto anche dalle piccole
cose. Chiunque è il benvenuto nei suoi domini, chiunque è libero di
dar requie al suo animo tormentato fra le danze e i banchetti che
animano gli eterni festeggiamenti, anche coloro nel cui cuore
albergano le tenebre. Eppure la regina non dimentica, ed è lesta a
scendere in guerra con la sua corte per combattere sempre e in ogni
dove gli emissari di colui il cui tradimento distrusse ogni cosa.
La Nera Regina Dagli
Occhi Di Stelle
Slanciata, imperiosa, altera,
algida e glaciale come il cielo notturno, ella è la regina della
Corte Funesta, sovrana assoluto degli eterni crepuscoli che si
stendono sul suo reame, aralda della mezzanotte, vestita di nero come
nero è il lutto che porta nel suo cuore. Poiché il suo cuore,
ormai, non conoscerà la letizia, non conoscerà la pace né la
gioia, e se lei è stato privato di ciò il suo unico piacere
superstite rimane far sì che tale dolore sia condiviso dal prossimo,
far soffrire e disperare i mortali tanto sciagurati da finire fra le
sue grinfie. La sua è una corte perversa, dove le più sadiche cacce
e torture sono l'unica forma di godimento permessa, ma nondimeno ella
rimane una sovrana della Selva Fatata, fedele ai suoi simili e in
cerca di vendetta contro il tradimento primordiale. Solo nelle notti
di luna piena, quando leva lo sguardo verso l'astro lucente, è
possibile scorgere una candida lacrima brillare sul suo viso.
Il Sovrano Delle Ossa
Fu, nelle ere perdute di
cui perfino le più antiche ballate conservano solo una vaga memoria,
il primo a cadere. Tradito, sconfitto, ucciso. Morto e rinato, una
vita in morte che per primo sperimentò; quello che doveva essere un
luogo di riposo e pace divenne allora una prigione di tormenti, ma
lui continuò a esistere. Un sentiero di alberi rinsecchiti,
aberrazione nella Selva Fatata, conduce al suo dominio. Nottetempo da
esso sciamano i suoi servitori, i veri abomini del reame che ancora
oggi combattono una guerra incessante contro tutto ciò che è vivo e
bello, oltre che contro il suo grande nemico.
Gli ultimi Dei Dragoni
Un relitto di un'era passata, gli Dei Dragoni governarono e protessero il mondo, ponendo fine all'Era Della Legge Imperante, fino a che non si attuarono gli sconvolgimenti che portarono all'Era Del Caos Inarrestabile. Alcuni di essi vengono ancora riveriti dai draghi superstiti e sono di fatto i patroni ufficiali degli Imperi Draconici, ma non detengono più alcun potere divino.
Il Drago Degli Abissi
Egli vegliava sulle
profondità marine, guardingo contro ogni possibile minaccia che gli
antichi signori delle acque avrebbero potuto scatenare contro il
mondo di superficie. E questo fu il motivo per il quale egli non fu
in grado di intervenire quando ce ne sarebbe stato bisogno, incapace
di aiutare il fratello che vigilava sul mondo intero nel momento in
cui la follia dei mortali si scagliò contro colui che sempre li
aveva protetti. E allora fu il Caos, fu la devastazione, fu la
sconfitta e infine una vittoria insperata, ma una vittoria che non
era certo sua, una vittoria in cui i draghi ormai sconfitti non
avevano più parte. Eppure, nonostante tutto, lui rimase; rimase lì
a vegliare dove sempre era rimasto, lungo il confine fra le
profondità marine e quei mondi dove l'acqua regna sovrana, privo dei
poteri di un tempo ma pur sempre fiero di essere il Drago Degli
Abissi.
Il Conoscitore Dei Tempi
Egli sapeva tutto, tutto
aveva visto, tutto conosceva. Ogni cosa gli era chiara, poiché se il
tempo è un libro già scritto suoi erano gli occhi che leggevano
ogni parola vergata. Eppure egli venne colto di sorpresa, al pari di
tutti gli altri Dei Dragoni, quando nella loro follia i mortali
sigillarono il guardiano e posero in moto gli eventi che avrebbero
scatenato la follia e il Caos sul mondo. Da allora egli scomparve,
facendo venire meno il suo apporto in tutte le battaglie disperate
che i suoi fratelli e i suoi figli combatterono contro le orde
inarrestabili. Tutt'ora è ignoto dove il bicefalo, colui che con un
volto fissava il presente e con l'altro contemplava il futuro, si sia
ritirato. E alcuni fra i superstiti sussurrano a mezza voce che egli
non potesse non sapere cosa sarebbe accaduto...
Il Guardiano Dormiente
Egli era il guardiano del
mondo, colui che aveva sconfitto il nemico in singolar tenzone, il
più potente fra tutti i draghi battaglieri, l'orgoglio degli Dei
Dragoni, l'invincibile le cui scaglie brillavano più dure
dell'acciaio, dagli artigli più affilati del diamante. Eppure anche
lui venne sconfitto, e per via di un inganno. Poiché i mortali, quei
miseri mortali che con le loro lunghe vite si reputavano tanto
superiori ai loro pari e degni di poter ascendere allo stesso
prestigio della stirpe dei draghi, decisero di sondare con le loro
magie anche ciò che si trovava al di là, di penetrare la barriera
che il custode aveva eletto a protezione del mondo. Grande fu la
magia che pose il guardiano a dormire, precipitandolo in un sonno
comatoso dal quale non si sarebbe più ripreso. Quando lui venne
meno, venne meno anche la barriera che egli alimentava, e Caos e
aberrante follia dilagarono sul mondo. Per quanto i suoi fratelli e i
suoi sudditi abbiano tentato, egli non si è mai più risvegliato,
neppure quando l'Era degli Dei Dragoni volse al termine; nel
crepuscolo dei draghi egli tutt'ora giace nel suo sonno magico, per
quanto da lungo tempo la morte e l'oblio abbiano reclamato gli elfi
che dalle loro fortezze montane l'avrebbero sottomesso con
imponderabili incantesimi.
La Madre Vendicativa (Tiamat)
Era stata in origine la madre di tutti i draghi, la prima della schiatta, colei che aveva generato le diverse stirpi. Proprio per questo per lei la caduta e lo sterminio, il trionfo del Caos e l'annientamento dell'ordine costruito da lei e dai suoi fratelli, la morte dei suoi figli, furono devastanti. Si ricordò allora delle parole del nemico di un tempo, colui che lei e i suoi simili avevano sconfitto quando il mondo era ancora giovane eppure già antico, colui che contro il Caos li aveva messi in guardia; solo troppo tardi comprese la spietata saggezza insita in tali parole, troppo tardi capì come i mortali, dotati di libero arbitrio, si sarebbero scavati la fossa da soli trascinando con sé tutto l'esistente. Tale fu la sua ira che, alfine, la Madre Vendicativa decise di allearsi con colui che un tempo aveva combattuto, in nome dell'annientamento delle forze che avevano devastato il suo mondo.
Il Guerriero Del Cielo
(Bahamut)
Era il benevolo signore
del cielo, era colui che portava sole e piogge, il signore dei venti
nei quali i suoi figli danzavano. Ma, quando giunse l'Era del Caos
Inarrestabile e la follia dilagò sul mondo, assunse il ruolo del
guardiano caduto e fece del suo meglio per combattere le infinite
orde avversarie. Venne sconfitto, ma sopravvisse. Dovette assistere
allo scempio, all'orrore della sua compagna di un tempo che, resa
folle e insana dall'ira, si alleava con l'arcinemico per combattere
contro la minaccia presente. Ma sopravvisse, fu alleato degli eroi
che alfine respinsero il Caos, gli eroi che ascesero al rango che un
tempo era suo e dei suoi fratelli. Bandito dal mondo, come tutti i
suoi pari, rimane nondimeno alleato di coloro nei cui confronti non
serba rancore alcuno, coloro che altri vedono come usurpatori ma ai
quali egli non disdegna di offrire ancora i suoi saggi consigli.
Gli oscuri signori
immondi
Le entità dei Nove Inferi e dell'Abisso sono quelle per le quali è più palese una coesistenza con altri aspetti di sé, un essere soltanto iterazioni di entità multiversali; alcune di esse, tuttavia, hanno una natura molto peculiare nell'ambientazione, e sono forse i nuovi aspetti assunti da alcune entità già note...
Orcus
Sorse dalle tenebre del
Sottomondo, sorse dall'oltretomba quando il Caos si riversò sul
mondo. Portò con sé l'orrore della non morte, rivestì di odio e
materia oscura le anime tormentate che lambivano nel mondo oltre la
vita, le guidò in battaglia a uccidere e spodestare il Dio Dragone
che su di esse vegliava. Eppure un altro è il suo vero nemico, e
quasi viscerale è l'odio che costui, uno dei più grandi fra i
demoni, prova nei confronti del signore degli inferi, un odio nato
all'alba dei tempi, e legato ai due aspetti che i due arci-immondi
rivestono in quest'angolo del Multiverso.
Demogorgon
Mutato dal Caos,
irriconoscibile, folle, demoniaco, manipolatore, inarrestabile,
questi sono gli aspetti con cui Demogorgon è conosciuto in questo
angolo di esistente. Oltremodo disturbante è il modo in cui sembra
essere morbosamente interessato ai draghi, al pari della profonda
conoscenza che in questo più che in altri mondi sembra
caratterizzare il demone dalle due teste.
Lolth
A differenza di quanto
avviene in altre pieghe del Multiverso, in questo mondo Lolth non è
la patrona unica degli elfi oscuri, una fiera razza che esisteva fin
da prima che alcuni di essi, intrappolati nelle profondità del
Sottomondo in una guerra inarrestabile contro le forze del Caos,
accettassero la proposta di una enigmatica entità che con esse si
era alleata e che sosteneva di essere stata fra gli antichissimi
patroni del popolo elfico, in un'era anteriore alla Grande
Migrazione, un'era ormai persa nella memoria delle genti. Pochi sono
gli elfi oscuri che la seguono, ma agguerriti; e in particolar modo
sconfinato è il loro odio nei confronti dei diavoli e del loro
signore, un odio che Lolth alimenta in maniera quasi viscerale.
Asmodeus
Il signore degli inferi
si palesò nel mondo quando la minaccia del Caos sembrava ormai
inarrestabile, e gli Dei Dragoni erano stati sconfitti. Elevò alcuni
fra gli umani, che prima vivevano quali selvaggi primitivi, al rango
di infernali, conferendo loro il potere, le conoscenze e i mezzi per
forgiare un impero che si opponesse al Caos Inarrestabile. E, per
secoli, tale impero resse; schiere di hobgoblin servivano la nobiltà
infernale e le legioni umane, ma anche esse vennero alfine annientate
e mutate dal Caos, e col declino dei suoi servitori anche il signore
degli inferi si ritirò dal mondo. O, almeno, così pare. Poiché i
saggi e gli studiosi hanno tracciato degli inquietanti parallelismi
fra i dettami dell'arcidiavolo e le pratiche di tante supposte
religioni tribali e primitive, come i dogmi di tante supposte
divinità inesistenti i cui fedeli riescono nondimeno a trarre potere
dalla forza con cui credono in qualcosa. E, allo stesso modo, come
mai in questa piega del Multiverso i goblinoidi si mostrarono così
devoti nei confronti di Asmodeus? Sembra quasi che, in questo aspetto
dell'esistenza, antichi siano i panni vestiti dal signore degli
inferi, antichi e oltremodo odiati da numerosi esseri che forse
ebbero a che fare con l'entità che egli era prima di diventare ciò
che è.
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