Queste tre poesie le ho composte ieri, e costituiscono una sorta di esperimento; non nel metro, non nel tema, ma nel fatto che queste coppie di distici siano praticamente l'una il proseguimento dell'altra, pur essendo state scritte per poter avere un senso e un significato anche se prese singolarmente.
La prima poesia descrive lo stato in cui ultimamente mi sto trovando sempre più spesso, senza un obiettivo, senza neanche la capacità di potermi pensare innamorato, senza riuscire a "trovarmi" con gli amici. La seconda, in qualche modo, mostra una parziale soluzione: se l'oggi non mi dà nulla, se non ho un cielo che mi guidi con le sue stelle, se non altro posso puntare ad andare avanti verso il mio orizzonte; ma, come sottolinea l'ultima poesia, l'orizzonte che congiunge idealmente terra e cielo è un'illusione ottica, un obiettivo che non si potrà mai raggiungere e che sarà sempre lontano e al di fuori della nostra portata.
Senza una stella nel cielo, una rosa
Da offrire all'amore,
- Caddero tutte quel giorno, ricordi? -
Cammino, sperduto.
Solo ed affranto, non oso d'alzare
Lo sguardo, ma volgo
L'occhio al sottile orizzonte, la sola
Speranza che resti.
Scruto la linea sottile, congiunge
Lei sola la terra al
Cielo, un domani lontano che sfuma
Remoto e futuro.
La prima poesia descrive lo stato in cui ultimamente mi sto trovando sempre più spesso, senza un obiettivo, senza neanche la capacità di potermi pensare innamorato, senza riuscire a "trovarmi" con gli amici. La seconda, in qualche modo, mostra una parziale soluzione: se l'oggi non mi dà nulla, se non ho un cielo che mi guidi con le sue stelle, se non altro posso puntare ad andare avanti verso il mio orizzonte; ma, come sottolinea l'ultima poesia, l'orizzonte che congiunge idealmente terra e cielo è un'illusione ottica, un obiettivo che non si potrà mai raggiungere e che sarà sempre lontano e al di fuori della nostra portata.
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