Ogni tanto anche a me capita di tirar fuori una poesia felice. Non irridente, non ironica, non sarcastica, no: proprio felice, che ride senza ridere di nessuno.
Eccovene un esempio.
Eccovene un esempio.
Oggi mi sento, per qualche ragione,
Parecchio giocondo.
Strano, davvero, perché la giornata,
Fra poco conclusa, è
Stata sul serio stancante. La sveglia al-
Le sette da poco, a
Pena, passate, e poi subito doccia, ed
Andare a lezione. E
Lì la sorpresa crudele: difatti
Credevo dovessi
Starci “soltanto” - per modo di dire,
Sett'ore son tante -
Fino alle sei, mentre invece ho finito,
Destino tiranno,
Solo alle sette passate. Ma pure
Colpito da tali
Strali, freccette scagliate dal fato
Tiranno, impietoso e
Spesso propenso a burlarsi di me che
Ne soffro gli scherni,
Sento d'avere una vena scherzosa,
D'origine ignota,
Forte pulsarmi nel petto, che freme,
Di contro, assai spesso
Colmo di mesta tristezza saturnia.
Perciò me la godo:
Fino a che avrò questa voglia di gioia,
Di rider per nulla,
Lieto di darmi una voce irridente ed
Allegra, scherzosa,
Tanto mutata da quella che sempre
Trasmigro nei versi,
Statene certi: berrò dalla fonte
Di queste risate.
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