Già da un po' di tempo, da qualche mese in effetti, è mia abitudine inserire nelle uscite del sabato sera una entusiasmante pausa alcolica a base di Long Island Iced Tea.
Un bel cambiamento, se penso che un anno fa ero un astemio fatto e finito. Com'è come non è, anche questo sabato che pure non posso uscir di casa causa faccende domestiche da portare a compimento ho deciso di inserire una piccola pausa alcolica, approfittandone per perfezionare un mio drink personale a base di rum e verificare che sì, il succo di mandarancio ci sta bene.
E, udite udite, nei primi minuti in cui l'imbecille che sono avendo bevuto a stomaco vuoto era un po' "giulivo" mi è venuto di che tirar fuori, per la prima volta da mesi, materia poetica.
E, udite udite, nei primi minuti in cui l'imbecille che sono avendo bevuto a stomaco vuoto era un po' "giulivo" mi è venuto di che tirar fuori, per la prima volta da mesi, materia poetica.
Oddio, "materia". Qualche verso, ecco, è meglio dirla così. Qualche verso sulla cui qualità sono il primo ad avere dei dubbi, qualche verso buttato giù da allegro andante, qualche verso in cui uso in libertà metri belli chiusi ed esprimo, in sostanza, un ottimismo di fondo che è forse sempre mancato alle mie poesie passate.
Che la mia vena poetica fosse legata in ultima istanza al pessimismo?
Bevvi quel nettare, il giorno moriva.
Mi chiesi che cosa,
Cosa, che cosa è cambiato al di fuori
Di me? Non lo so, eppure adesso
Traggo dai giorni ogni bene che posso,
Amo il presente, ed accetto il passato.
Il domani nascerà dall'oggi.
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