martedì 26 aprile 2011

Ambientazione per RuneQuest, prime due culture

Con un po' di ritardo rispetto ai tempi preventivati, ecco a voi la descrizione e le regole per le prime due culture della mia nuova ambientazione.
Spero di riuscire a finire le altre due culture mancanti entro la settimana, ma non me la sento di promettere niente.

Intanto, ho trovato un nome per l'ambientazione: Ombre antiche sul presente. Spero che vi piaccia.


Gli abitanti dei rifugi
Della varietà di culture e popolazioni che un tempo abitavano il mondo è rimasto ormai ben poco. I superstiti, infatti, raramente si riconoscono negli eredi di questa o quella civiltà, e preferiscono piuttosto considerarsi gli abitanti di un dato rifugio contrapposti agli “altri”, quelli che vivono al di fuori di esso.
Molto raramente i rifugi si trovano nei pressi di un'antica città: fondati negli anni direttamente successivi all'avvento del caso da bande di disperati dalla più diversa provenienza, i nuovi insediamenti sono sorti in luoghi precedentemente quasi dimenticati, talvolta praticamente mai toccati da mano umana. La necessità di far fronte comune, prima per sopravvivere e poi per difendere e fortificare il piccolo angolo di pace raggiunto a prezzo di tanto grandi sacrifici, ha spinto i fondatori ad accantonare ogni possibile divergenza. Genti dalla pelle diversa vivono e muoiono fianco a fianco, e i discendenti di antichi nobili trascorrono le giornate intenti in umili lavori che di certo avrebbero fatto ribrezzo ai loro avi. Ogni rifugio è una sorta di grande comunità per la quale l'indipendenza è una necessità: circondati da ampie fortificazioni, e sempre difesi da guardie armate, i rifugi incorporano al loro interno non solo le abitazioni vere e proprie, ma anche terre coltivate, pascoli, sorgenti e, in alcuni rari casi, addirittura miniere.
All'interno del singolo rifugio, la posizione di una persona dipende dalle sue capacità: un buon combattente e un buon artigiano godranno di una notevole influenza all'interno della propria comunità, e molti insediamenti sono a tutti gli effetti governati da un consiglio di “notabili” scelti fra gli abitanti più capaci e benvoluti. Quasi in nessun caso si è costituita una qualche aristocrazia, ma molto di frequente i migliori guerrieri, i difensori del rifugio contro le orde del caos, sono fra gli uomini più stimati dalla propria gente.
La disperata concitazione del passato cataclisma, inoltre, ha fatto sì che le differenze fra i sessi si affievolissero sempre meno; sebbene le società di molti rifugi siano basate su una famiglia monogamica, all'interno di tali nuclei il peso della donna dipende dalle sue capacità intrinseche e non semplicemente dal suo genere: non è raro che una donna molto abile nel proprio mestiere goda di una stima superiore rispetto al marito.
Ogni cosa che proviene dal mondo al di fuori del rifugio potrebbe essere contaminata, e ogni possibile viaggiatore un abominio del caos. Per questo motivo, il commercio fra i diversi rifugi è praticamente inesistente; la stessa economia monetaria sussiste unicamente in quegli insediamenti abbastanza grandi da essersi sviluppati come veri e propri stati in miniatura, mentre altrove si ricorre a forme più o meno raffinate di baratto. Questo non vuol dire che i contatti fra i diversi rifugi siano assenti, né che un viaggiatore debba aspettarsi di essere linciato da chi non lo conosce; anzi, i viaggiatori sono relativamente comuni, e quanti non riescono a trovare una propria sistemazione spesso finiscono per spostarsi di rifugio in rifugio, non mettendo mai radici in nessun posto e finendo talvolta per diventare vere e proprie “guide”, esperti esploratori della devastazione, se non veri e propri predatori dei tesori ancora nascosti nelle antiche rovine.
I rari manufatti delle ere antiche, come le poco utilizzate e quasi mitologiche canne da fuoco, sono fra i pochi beni ad alimentare un certo commercio, quantomeno nei centri più grossi. Tuttavia, una comunità preferirà fare affidamento solo sulle proprie risorse, rinunciando a ciò che non può produrre pur di non dover dipendere dal mondo esterno.
Concentrati sull'annoso problema della propria sopravvivenza, sempre timorosi di venire travolti da un nemico subdolo e inumano costantemente alle porte, gli abitanti dei rifugi costituiscono delle comunità unite, pratiche, e poco portate all'arte e alla speculazione. Solo i giovani, e talvolta gli anziani nelle sere in cui il cielo lascia trapelare la luce d'una stella, si abbandonano ogni tanto ai sogni di un mondo migliore.
Caratteristiche: Gli abitanti dei rifugi usano i tratti dei normali umani; quei rari individui mutati dal caos che nascono all'interno di un rifugio vengono generalmente uccisi poco dopo la nascita, a meno che la loro mutazione non sia particolarmente facile da nascondere.
Linguaggio: La commistione di genti e stirpi diverse in seguito dell'avvento del caos ha fatto sì che in tutti i rifugi si sviluppasse una sorta di lingua comune, forse retaggio di una antica lingua precedentemente parlata dagli avi più antichi; soltanto alcuni rari insediamenti, che non hanno mai avuto contatti con gli altri rifugi, possono aver sviluppato un proprio idioma.
Background culturale: Tipicamente Barbaro; nel caso dei rari personaggi cresciuti spostandosi sempre da un rifugio all'altro, aggregandosi o meno a una carovana di zigani, è preferibile l'uso del background culturale Nomade. Solo pochi rifugi, sufficientemente grandi da poter costituire una piccola replica della favoleggiata Daiva, possono permettere ai loro abitanti di scegliere il background culturale Civilizzato.
Professioni: Come per il background culturale, con l'eccezione di cortigiano, marinaio, nobile, e di tutte le professioni che forniscono bonus alle abilità di magia. Solo in alcuni rarissimi casi dovrebbero essere concesse tali professioni.

Gli zigani, misterioso popolo di viaggiatori
A memoria d'uomo, gli zigani hanno sempre vissuto per le loro, girovagando da un rifugio all'altro e trascorrendo la maggior parte del proprio tempo nelle distese caotiche al di fuori degli insediamenti umani, attraversandoli in piccole comunità senza apparentemente correre nessun rischio.
Per questo motivo, essi sono guardati con diffidenza e spesso con odio dalle persone comuni, per le quali il mondo al di fuori dei rifugi è solo un'immensa, letale trappola. A rafforzare tale odio contribuiscono le voci e leggende secondo cui, fin da prima dell'avvento del caos, gli zigani erano soliti vivere in grosse comunità nomadi perennemente ai margini della società. Inoltre, molti parlando degli zigani fanno riferimento ai misteriosi riti che costoro compirebbero, nelle notti di plenilunio, nelle aree più segrete dei rifugi che li ospitano.
Si sussurra di strani riti in onore del caos, di innominabili divinità e di sacrifici di sangue, e i più intolleranti sarebbero ben disposti a sterminare qualsiasi comitiva di zigani che si presenti alle porte del proprio rifugio. Ma nessuna comunità, di fatto, può fare a meno dei servigi che solo gli zigani sono in grado di svolgere. Accusati di vivere di espedienti, furto e rapina, gli zigani rimangono nondimeno i migliori allevatori e addestratori di cavalli, animali quanto mai necessari a quanti hanno bisogno di spostarsi da un rifugio all'altro; inoltre, le loro abilità metallurgiche -e la loro capacità di rintracciare i metalli nel caos del mondo esterno- non conoscono pari.
Infine, gli zigani restano gli unici in grado di trovare con una certa sicurezza il tragitto più breve fra un rifugio e l'altro, la via sicura all'interno della quale il caos non può insinuarsi e dove è possibile approvvigionarsi con risorse naturali incontaminate. Per questo motivo non è raro che gli occasionali viaggiatori si aggreghino alle loro carovane, né che assumano degli zigani come vere e proprie guide.
Questo continuo peregrinare ha un forte valore per la cultura zigana: imperscrutabile agli occhi degli altri uomini, esso segue in realtà un ben preciso schema di migrazioni e spostamenti a date fisse, secondo un tragitto segnato secoli prima dell'avvento del caos e caratterizzato da una serie di tappe intermedie lungo un vero e proprio cammino religioso. Accusati da alcuni di adorare il caos, gli zigani ne sono in realtà acerrimi nemici e costituiscono gli ultimi adoratori superstiti di una antichissima religione naturale, che da sempre ha i suoi santuari nei luoghi ora impiegati come rifugi.
È in funzione di questi spostamenti che i dharya, nome con cui gli zigani chiamano se stessi, conducono le proprie esistente. Da lungo tempo, ormai, hanno perso la memoria del loro originario luogo di provenienza, e decine di generazioni come stranieri in tutto il mondo li hanno abituati a considerare questa la condizione standard in cui condurre le proprie vite. Nomadi per natura, i dharya danno poco peso alle comodità e a tutto quel che non è abbastanza pratico da poter essere caricato su un carro; costretti dalla dura esigenza di sopravvivere in un mondo ostile, hanno sviluppato una cultura nella quale ogni individuo deve saper stare al proprio posto, svolgendo il proprio ruolo in maniera impeccabile. Pure, conoscono i piaceri della vita e anzi amano festeggiare ben più di quanti dimorano chiusi nei rifugi.
Al vertice della scala sociale degli zigani vi sono gli anziani, depositari della memoria dell'intero popolo e sacerdoti d'elezione nei riti plurisecolari nonché guide impareggiabili nel trovare un percorso sicuro; i combattenti, quanti sono in grado di impugnare le armi per difendere le carovane dai rari ma potenzialmente letali assalti dei mutati, godono di quasi altrettanta stima. Tipicamente, la guida di una comunità viene affidata a un anziano o a un guerriero, e talvolta è proprio un anziano combattente a potersi fregia di tale titolo. Allevatori di cavalli e bovini, artigiani e fabbri occupano una posizione di fatto subordinata; è tradizione che un figlio segua le orme del padre imparandone il mestiere, ma i dharya non sono soliti soffocare un talento naturale e privare la tribù di una risorsa in omaggio alle tradizioni. La posizione delle donne è in un certo senso subordinata a quella degli uomini: raramente godono di importanti incarichi, e raramente svolgono un vero e proprio mestiere; tuttavia, è compito delle donne di ogni famiglia gestirne le risorse e vigilare affinché il suo carro sia sempre in buono stato e pronto agli spostamenti, ed è risaputo che gli zigani tengono in grande conto le opinioni delle proprie spose.
Popolo fiero e orgoglioso, insofferenti della servitù e di quei lavori che ritengono umilianti, gli zigani sono acerrimi nemici del caos, né è loro abitudine dedicarsi all'esplorazione delle antiche rovine degli adharya (i non zigani), come invece fanno gli abitanti dei rifugi. Olivastri di carnagione, amano adornarsi di gioielli elaborati da loro stessi forgiati, e amano gli abiti colorati tanto quanto la buona musica e tutte quelle forme di intrattenimento che troppe uomini hanno ormai scordato. Per questo motivo, non è raro che talvolta un abitante dei rifugi decida di unirsi per un certo periodo di tempo a una carovana di zigani, vivendo in tutto e per tutto come loro; molti di questi individui abbandonano la comunità dopo qualche tempo, magari quando il suo pluriennale girovagare l'ha riportata al rifugio dal quale proviene, ma non è raro che tali persone arrivino ad apprezzare tanto i dharya da chiedere, e talvolta ottenere, di poter entrare a pieno titolo nella comunità.
Caratteristiche: Gli zigani usano in tutto e per tutto le statistiche degli umani; individuano e uccidono alla nascita quei rari dharya infettati dal caos con una crudeltà verso il proprio sangue che molti troverebbero quasi inumana.
Linguaggio: Gli zigani parlano un proprio linguaggio, noto come dharayan. Si tratta di una lingua molto antica, per certi versi non dissimile dall'idioma parlato nei rifugi, ma certamente parecchio più complessa e in certi casi cristallizzata in stadi molto antichi. Molti zigani, comunque, imparano anche la lingua comune dei rifugi.
Background culturale: Quasi esclusivamente Nomade: uno zigano che si stabilisce definitivamente in un rifugio, abbandonando la sua comunità e adottando il background culturale di quella in cui si stabilisce, è poco più che un reietto agli occhi di due popoli, e costituisce un'eccezione talmente grande da risultare praticamente unica.
Professioni: Come per il background culturale, con l'eccezione di tutte le professioni che conferiscono bonus alle abilità di magia comune e stregoneria. Questi tipi di magia sono un tabù per gli zigani, e quanti fra i dharya decidono di praticarle raramente sopravvivono.

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