Da qualche tempo sto provando a realizzare qualcosa di simile agli haiku giapponesi.
Più che la tematica, mi attrae molto la "sfida" insita nel creare un componimento di senso compiuto -e in una lingua "abbondante" come l'italiano- in soli tre versi di ridotte dimensioni.
Per l'adattamento formale sono ricorso allo schema quinario/settenario/quinario, cercando talvolta di rendere possibile leggere in sinalefe la conclusione di un verso e l'inizio del successivo in modo da formare un endecasillabo.
Per quanto riguarda le tematiche, sono principalmente autobiografiche e "mediate" in modo da inserire qualche riferimento alla natura; invece, la collocazione stagionale è spesso assente, anche se nell'ultimo verso ho sempre cercato di rendere un po' conto della "stagione interiore" a cui ogni componimento corrisponde.
Sfiorisce il sogno,
Il freddo inverno avanza:
Ecco la notte.
Attesa vana,
Al volgere del sole;
Anni sprecati.
Rosa oscurata
Aprendosi alla luna,
Amante mesta.
Senza una notte
Le giornate meschine,
Falso splendore.
Fiore fasullo,
Non ti cercherò più:
Hai quel che vuoi.
Non mi commuovo
Più per questi tuoi loti:
Tu l'hai voluto.
Passano i giorni,
Verdi prati d'affanni.
Vedo la meta.
Boccioli persi,
Naufragati nel gelo
Del tuo inverno.
Inebriante,
Bacio della natura.
Ora non più.
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